CREDERE NELLA MAGIA


"Chi non crede nella Magia é destinato a non incontrarla mai." Roald Dahl

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sabato 15 giugno 2013

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lunedì 20 maggio 2013

Recensione sugli Gli egizi e Platone

  Gheb, dio egizio della Terra che costituiva, insieme alla dea Nut, la coppia della Enneade eliopolitana. Veniva nominato con l’epiteto di Principe degli dei. In certe raffigurazioni porta un’oca sulla testa, geroglifico del suo nome. dato che i morti finiscono sotto terra, Gheb è anche dio dei morti e, a questo proposito, vale la pena citare nuovamente Er, il quale, per volere della divinità godette di un vantaggio-privilegio, ossia di poter scendere nel regno dei morti (chiamato successivamente Ade da Virgilio, poeta latino e maestro di Dante), quando, morto in battaglia, fu condotto sul rogo. Ma tornando sulla terra, racconta agli altri uomini cosa ha visto: quattro passaggi attraverso i quali le anime salgono ad una dimensione ultraterrena, da una parte le buone, dall’altra le malvagie e tramite i quali ritornano sulla terra, come descritto dal mito dell’auriga, anch’esso molto interessante e sempre descritto, con maestria, da Platone.
  Le anime buone finivano in una sorta di Paradiso, le cattive in una sorta di Purgatorio in quanto l’Inferno era un fatto raro, destinato solo ai più malvagi. A differenza dell’Inferno di Dante. I giusti ricevono premi per mille anni. I malvagi soffrono ma dopo mille anni, tutte le anime si recano al cospetto delle tre Moire che devono stabilire il loro destino. Esse vengono radunante come ad una conferenza, dove devono prendere un numero lanciato a sorte dalle Moire. Bella metafora per dire che noi non siamo completamente artefici del nostro destino. Anzi non vogliamo ammettere, di solito, che la nostra vita è più legata ad un principio di indeterminatezza e di casualità, in termini della filosofia platoniana.
 
 
Dott. Elio Chiavassa
Psychoterapy
 
 

RECENSIONE SUL MITO DELLA CAVERNA "PLATONE"

  Nel mito della caverna Platone descrive un aspetto della sua filosofia piuttosto insolito. Infatti, a proposito della distinzione tra realtà e apparenza, che è anche oggetto della magia o del pensiero magico-animistico, egli afferma che nessun uomo è in grado di carpire l’essenza delle cose se prima non è stato avvolto dalla meta misteriosa della caverna, nelle oscurità dei suoi anfratti.
  Un contenuto peraltro presente anche nella poesia di Omero, quando descrive Ulisse, attratto dalle sirene, metà donne e metà pesci, in grado di ammagliare l’anima dell’uomo attratto da una forza oscura e misteriosa che potrebbe essere simboleggiata dall’anima che anela alla conoscenza di se stessa, attraverso una forza irresistibile e alla quale nulla può rinunciarvi se non la ragione che prevede come possano evolvere gli eventi. Ulisse, per questo, cura la sua incolumità, utilizzando la forza del suo intelletto che è in grado di dominare l’irrefrenabile istinto di attrazione delle suadenti voci delle sirene...
  La stessa cosa succede al filosofo Socrate, simboleggiato dall’uomo imprigionato nella caverna che vuole uscire da essa per scoprire che cosa c’è al di là dei suoi sensi, ossia al di là delle ingannevoli apparenze della Realtà. La lettura del mito della caverna di Platone propone diverse analisi della realtà che spaziano dal desiderio di libertà, per il fatto di lasciare cadere quelle “stupide barriere” come le chiama Renato Zero, che sono come le catene che tengono l’Uomo imprigionato dentro a degli schemi sociali fissi e stereotipati, impedendogli di vedere il Sommo Bene, attribuendogli ognuno un valore, un’entità simbolica.
 
Dott. Elio Chiavassa
Psychoterapy

domenica 19 maggio 2013

Amuleto magico dei soldi

Per sconfiggere questi periodi di crisi un amuleto Universale per attirare denaro, effetti immediati dopo soli  7 giorni 

domenica 12 maggio 2013

Recensione su Tylor e l'animismo

I primi antropologi che hanno studiato i fenomeni religiosi, avevano una prospettiva di tipo evoluzionista: essi cercavano di capire quale fosse stato il percorso attraverso cui gli uomini erano giunti alle forme religiose monoteiste, ossia alle religioni da essi considerate più evolute. Il punto di partenza, secondo l'ottica evoluzionista, erano le religioni primitive, che secondo alcuni, non potevano essere considerate delle vere e proprie religioni bensì dei semplici tentativi di spiegare la vita e la morte. Per l'antropologo inglese E. Tylor, ogni religione, da quelle primitive a quelle più evolute, trovava le sue origini in qualche forma di animismo, ossia nella convinzione secondo cui, all'interno di corpi comuni esiste l'anima. In altre parole nella tendenza degli uomini a trovare in se stessi e nelle diverse espressioni della natura delle forze soprannaturali. Nelle forme religiose poi l'animismo si esprimeva nel politeismo, ossia nella credenza in vari dei, ognuno dei quali rappresentante di una forza della natura, come il dio del raccolto, della fertilità della pioggia, della guerra ecc. Ad esempio e' nota l'idea di Tylor secondo la quale, all'esistenza di spiriti nell'aldila' e' associata l'idea che i corpi materiali hanno anch'essi un'anima, credenza che sta alla base della cultura degli indiani d'America o degli Egizi che praticavano dei riti dedicati agli elementi naturali e a una serie di animali dotati di particolari poteri.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

Recensione su La dimensione del sacro

In tutte le società, del presente e del passato, si trovano delle forme religiose, dei sistemi di credenze e delle pratiche, come quelle magiche, che mettono l'uomo di fronte ad una dimensione sacra della vita, della natura e che indicano l'esistenza di svariate forme della natura, forze superiori, oppure un'unica forza un unico Dio (monoteismo).
Certo esistono delle religioni "senza Dio", come il Buddismo, anche se considerata una religione della predestinazione, alla pari del cristianesimo. Altri sistemi di credenze "senza Dio" sono quelli degli aborigeni dell'Australia centrale. In questi casi e' stata elaborata una cosmologia sull'origine del mondo, come avevano fatto gli antichi filosofi greci e della Magna Grecia presocratici. Presso queste popolazioni sono stati indicati dei riti, una morale e forme di rapporto con il sacro che rivelano l'esigenza dell'uomo di darsi delle spiegazioni, di trovare dei punti di riferimento che vadano al di la' della sfera umana e dei suoi limiti.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

mercoledì 8 maggio 2013

Recensione su Demoni e Dei Egizi

Continua l'affascinante viaggio nella cultura egizia, per capire come divinità, anche legate al mondo della terra e soprattutto agli aspetti religiosi, s'intreccino con la vita quotidiana degli uomini.
Aperi , divinità egizia raffigurata in forma di coccodrillo o di serpente, capo dei demoni che ogni notte assalivano il dio Ra. Questa divinità e' simile nella pronuncia ad Hapi, anche molto importante, perché simboleggiava lo spirito del Nilo da cui dipendevano le inondazioni e la fertilità.
Possiamo intuire facilmente la contrapposizione tra Aperi e Ra: quest'ultimo, dio del sole, aveva un antagonista femminile chiamato Raettaui.
Seth, invece, originariamente era il dio dell'Egitto Superiore. Nella lotta che precedette l'unione dell'Egitto Superiore con quello Inferiore, Seth ebbe la peggio e fu rimpiazzato da Horus e divenne così il dio del male e della corruzione. E' raffigurato come un animale con muso aguzzo e lunghe orecchie puntute, certamente animale di deserto o di steppa. Simboleggiava la bufera, la guerra e la violenza.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

martedì 7 maggio 2013

Recensione di Illusione e percezione D.r. Chiavassa

La volta scorsa ho descritto le leggi della percezione che sono alla base dei nostri comportamenti e che sono gli stessi che ci fanno apparire le cose diverse da quelle che sono. Questo aspetto, che riguarda anche la magia, e' sempre stato oggetto di studio da parte dei filosofi, e, in particolare da Platone che narra il mito della caverna. Difendendo la figura di Socrate, suo maestro, dall'accusa di empietà, per aver corrotto i giovani con le sue idee, peraltro molto progressiste per quei tempi, Platone lo descrive come un uomo comune, che, dopo aver vissuto per anni prigioniero on una caverna e aver visto le ombre degli oggetti susseguirsi dalle finestrelle, decide di uscire da essa.
A questo punto l'ex-prigioniero si accorge che le cose intorno a lui hanno decisamente un aspetto diverso da quello di prima (pura illusione). Ora lo schiavo si e' liberato dalle catene che lo tenevano legato (le convenzioni sociali) e pensa in modo libero e disinteressato. E' pronto dunque, per ridiscendere nella caverna per comunicare a tutti gli altri compagni, ancora schiavi, che possono riscattarsi dalla loro condizione di grave oppressione, ma purtroppo, nessuno di loro gli credette, scambiando ancora una volta quelle false illusioni (proposte dai sofisti nei loro elaborati ed inconcludenti discorsi) con la realtà.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

Recensione su FINE DI UNA STORIA

Quando due persone si separano e terminano una storia quasi sempre una delle due parti soffre mentre l'altra se ne va' come presa da un influenza che gli annebbia le sensazioni...
Sorge una domanda spontanea... Ma come può una persona che il giorno prima diceva di amarti alla follia, oggi non ti vuole più neanche sentire, non soffre per la lontananza, non ti cerca, non prova più nulla???
Sicuramente dentro di lei non è' stato un cambiamento improvviso ma è' stato un susseguirsi di eventi sgradevoli che hanno segnato giorno per giorno i suoi sentimenti fino a raggiungere una consapevolezza che tutto ciò che ha sopportato e' superiore alla parte bella del rapporto.
E' come un bicchiere d'acqua, se ci metti dentro una goccia di acqua alla volta dopo un certo periodo il bicchiere e' pieno e l'acqua strabocca.
E' necessario intervenire con un Sortilegio appositamente preparato per far tornare il senso di astinenza dall'amore perduto.
Se ti trovi in questa situazione contattami ti Aiuterò

lunedì 6 maggio 2013

Recensione su Magia e percezione (2' parte)

Ora voglio illustrarvi alcune note riguardo alla psicologia della forma, in tedesco "gestalt" (ge si pronuncia ghe) e della percezione.
Innanzitutto voglio precisare che esistono delle leggi universali della percezione che dipendono esclusivamente da come sono fatti i nostri organi di senso. Occupatisi di come essi funzionano, soprattutto la vista, gli psicologi della Gestalt, affermatisi in Germania, si avvalsero anche dei preziosi contributi dei fisiologi che invece erano più interessati alle reazioni mediche e biologiche degli individui.
I principi della Gestalt, furono scoperti da Max Wertheimer e vanno sotto il nome di principi di Wertheimer. Alcuni iniziali sono il principio della vicinanza, della somiglianza, della contiguità spazio-temporale. Il primcipio della vicinanza afferma che se due o più cose sono vicine tra di loro tendono ad essere percepite come un'unica unita' d'insieme. Ad esempio due oggetti sul tavolo. Allo stesso modo tendono a formare un'unità percettiva due elementi che si assomigliano. Ad esempio due stelle, anche di dimensioni e colori diversi in mezzo ad altri oggetti a forma di cerchio.
Un altro principio gestaltico si definisce del "destino comune", poiché riguarda elementi che seguono uno stesso criterio percettivo, come ad esempio tanti puntini, di solito illuminati, che formano la scia di una stella cometa, come quelle che siamo soliti osservare a Natale e che destano particolarmente la nostra attenzione. Tendiamo a percepire la coda della stella più lunga di quanto si presenti dal punto di vista fisico. E' interessante notare che alcuni elementi che noi percepiamo e che crediamo esistano nella realtà fisica, in verità trovano corrispondenza solo nel nostro sistema percettivo e solo in esso, dal momento che non hanno alcuna corrispondenza dal punto di vista fisico. In filosofia si dice che esistono fenomenologicamente, importante avverbio che ha come radice la parola "fenomeno". Così possiamo tentare di contare i punti luminosi della stella cometa, tornando all'esempio precedente, ma ci accorgeremo presto che essi sono di meno di quelli che credevamo di aver visto con gli "occhi della mente".

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

domenica 5 maggio 2013

CARTINA ANTICA DI TORINO



OGGI IL SEGNO DEI GEMELLI E' IMMACOLATO

Per te che sei del segno dei Gemelli questa sarà una settimana senza eguali, avrete le Stelle dalla vostra parte per ogni iniziativa che intraprenderete ( viaggi - lavoro - Amore - gioco , ecc ).
Sopratutto i nati in Giugno
Un Augurio personale a tutti

giovedì 2 maggio 2013

RECENSIONE DI LA MAGIA: IDOLATRIA ED ANTICULTO

LA MAGIA: IDOLATRIA ED ANTICULTO



IGNORANZA RELIGIOSA
L’ammonimento biblico contro le pratiche magiche è, oggi, più attuale che mai. Assistiamo, infatti, ad un impressionante ritorno delle pratiche magiche. Secondo i dati più recenti gli "utenti di magia" in Italia sarebbero quasi 12 milioni di persone.
"L’ignoranza religiosa è, senza dubbio, la causa principale delle deviazioni in questo campo" (Conferenza Episcopale Campana, "Io sono il Signore vostro Dio", Nota pastorale a proposito di superstizione, magia, satanismo, n.3). Esiste "una grave carenza d’evangelizzazione che non consente ai fedeli di assumere un atteggiamento critico nei confronti di proposte che rappresentano solo un surrogato del genuino senso religioso e una triste mistificazione dei contenuti autentici della fede" (Conferenza Episcopale Toscana, Nota pastorale, A proposito di magia e di demonologia, n.3). E’ evidente che se "scende" la vera fede, "sale" la superstizione! Dalle pratiche e dalle credenze magiche "la fede cristiana risulta adulterata, in quanto viene offuscata la Signoria dell’Unico Signore, che si è rivelato al suo popolo. Senza negare, formalmente, l’onnipotenza di Dio, la si svuota di fatto, ponendogli accanto creature e "poteri" che ne prendono il posto e si pongono in alternativa a Lui" (Conferenza Episcopale Campana, Nota pastorale, n.9). "La magia crede all’esistenza di forze occulte che influiscono sulla vita dell’uomo e sulle quali l’operatore (o il fruitore) di magia pensa di poter esercitare un controllo mediante pratiche rituali capaci di produrre automaticamente degli effetti; il ricorso alla divinità, quando c’è, è meramente funzionale, subordinato a queste forze e agli effetti voluti. La magia non ammette, infatti, alcun potere superiore a sé; essa ritiene di poter costringere gli stessi "spiriti" o "demoni evocati a manifestarsi e a compiere ciò che essa richiede. Essa non si riferisce a Dio, al Dio personale della fede alla sua provvidenza sul mondo, ma piuttosto a forze occulte impersonali /.../ Da queste forze ritiene di difendersi con il ricorso a gesti di scongiuro e ad amuleti, o presume di carpirne i benefici con formule di incantesimo, filtri o azioni collegate agli astri, al creato o alla vita umana.


MAGIA BIANCA E MAGIA NERA
"Tradizionalmente si è soliti distinguere tra magia "bianca" e magia "nera" /.../ la magia bianca intenderebbe forme d’intervento che presumono di mirare a scopi, sia pure benefici, come il ripristino di un rapporto d’amore, la guarigione da una malattia, la risoluzione di problemi economici e così via, ma lo fa con il ricorso all’uso di mezzi inadeguati come talismani e amuleti, portafortuna e filtri, credenze in combinazioni di carte, persone o eventi, oppure con il riferimento a pratiche mediche centrate su arti occulte o poteri "sovrumani" (cfr. C.E.C., Nota pastorale, nn.13-14). /.../ Ancora più grave è la magia "nera. Essa si richiama, in modo diretto o indiretto, a poteri diabolici o comunque presume di agire sotto un qualche loro influsso. Di norma la magia "nera" è indirizzata a scopi malefici (procurare malattie, disgrazie, morte) o ad influenzare il corso degli eventi a propria utilità, specialmente per conseguire vantaggi personali come onori, ricchezze o altro. Si chiama magia "nera" per i metodi a cui ricorre e per i fini che persegue" (C.E.T., Nota pastorale, n. 8). "La magia nera è praticata con l’intenzione di nuocere agli altri, invocare gli spiriti maligni per danneggiare i propri nemici, procurare disturbi psichici a rivali, creare forti negatività, malocchi e fatture, generare contrasti, impedimenti, liti, vendette, causare malattie e la morte" (C.E.C., Nota pastorale n.15).
Questa magia è una vera e propria espressione di anticulto, indirizzata a far diventare i suoi adepti "servi di Satana". Rientrano in essa tutti quei riti esoterici, a sfondo satanico, che hanno il loro apice nelle cosiddette messe nere (cfr. C.E.C., Nota pastorale, nn. 19-21).
Una simile forma di magia, di fatto, non si esprime senza un influsso del "padre della menzogna" (Gv 8,44), il quale - come insegna la Scrittura - tenta in tutti i modi di deviare l’uomo dalla verità e condurlo all’errore e al male (1 Pt 5,8), nonostante la sconfitta subita con la venuta del Figlio di Dio nel mondo (Lc 10,18) e il trionfo glorioso della sua risurrezione (Fil 2,9-11) (C.E.T., Nota pastorale, n.8). La magia, o è "bianca", o e "nera", oppure e "rossa", per i mezzi che usa o per i fini che si propone, è sempre un gravissimo insulto e una colpevole offesa all’assoluta Signoria dell’unico vero Dio.


L’INSEGNAMENTO COSTANTE DELLA CHIESA
La Chiesa ha sempre condannato in modo esplicito e incontrovertibile la magia e tutte le pratiche di magia. S. Tommaso d’Aquino, nella Summa Theologiae, cita S. Agostino che nel "De Doctrina Christiana", libro 2 Cap. 20, afferma che "è superstizioso /.../ tutto quello che è consultazione dei demoni, o patto simbolico accettato e concluso con essi" /.../ le fasciature magiche (ligature), ecc.". /.../ Le divinazioni e le pratiche di cui si parla appartengono alla superstizione in quanto dipendono da certi interventi dei demoni. Ed è così che si riallacciano a dei patti stabiliti con essi" (S. Th., II-II, q. 92, a.2). S. Tommaso annovera il maleficio tra i peccati mortali (S. Th., II-II, q. 76, a.3). Nel Decreto, XXVI, qu.5 (can. Sortes) si legge: "Le sorti con le quali nei vostri affari decidete ogni cosa, e che i padri hanno condannato, altro non sono che divinazioni e malefici. Perciò vogliamo che esse siano condannate e che non siano più nominate tra noi cristiani: e perché non siano praticate le proibiamo sotto pena di scomunica" (5. Th., II-II, q. 95, a. 8; q. 96, a. 2).


CATECHISMO CHIESA CATTOLICA
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 2117, esprime in forma sintetica la costante condanna della Chiesa per tutte le pratiche magiche: "Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù di religione (cfr. C.C.C., n. 1807, n. 2095). Tali pratiche sono ancor più da condannare quando si accompagnano ad un’intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all’intervento dei demoni"(C.C.C., n. 2117).

Tutte le pratiche magiche ("bianche", "nere" o "rosse"), rientrando nel campo della superstizione sono gravi offese contro il primo comandamento (cfr. C.C.C., nn. 2111-2117).
I cristiani devono essere cauti nel giudicare la magia come un effetto diretto - sempre ed in ogni circostanza - del Demonio.
Dall’altra parte però non si può razionalisticamente ridurre la realtà delle pratiche magiche, specie quelle "nere", solo ad un fenomeno psichico deviante o ad un semplice atto peccaminoso dell’uomo. In tali pratiche non si può escludere un’azione o dipendenza da Satana, avversario giurato del Signore Gesù e della sua salvezza.
Il Diavolo - come c’insegna l’Apocalisse - sino alla fine dei tempi userà tutti i suoi poteri e la sua sagacia per ingannare i battezzati ed ostacolare la piena attuazione del progetto salvifico di Dio sul mondo. (Conferenza Episcopale Toscana, Nota pastorale "A proposito di magia e di demonologia", n.11).

"La magia nera rappresenta una colpa gravissima /.../ una deviazione dalla verità rivelata /.../ contraria alla fede e al culto esclusivo a Cristo Gesù, unico Redentore e Signore dell’uomo /.../ Essa è in contrapposizione alla vera professione del credente ed è pericolosa per la salvezza" (C.E.T., n. 12) (cfr. C.E.C., nn. 24-36).

BIBBIA E MAGIA

Nella Sacra Scrittura troviamo indicazioni chiare sia sull’esistenza della magia, sia sul tipo di pratiche magiche: la divinazione (Ez 31,26) la stregoneria (Mi 5,11) (Na 3,4) (Dt 18,10-12), l’arte magica (Sap 17,7), gli incantesimi (Dt 18,11) (SaI 58,6) (Ger 8,17) (Qo 10,11); l’uso dei nodi e dei legami (Ez 13,17-23). Sono segnalate le magie di Gezabele (2 Re 9,22), le pratiche superstiziose dei re Achaz (Re 16,3-4), di Manasse (2 Re 21,6) e le pratiche superstiziose che Giosia combatte (2 Re 23,24). Nella Sacra Scrittura la condanna della magia e di tutte le pratiche di magia è costante ed inequivocabile. E’ proibita la magia, la stregoneria [(Es 22,17) (Lv 19,26) (Di 18,10) (Sap 12,4) (Ez 13,18) (At 19,19) (cfr At 13,6-12 e At 16,16-24) (GaI 5,20) (Ap 9,21)] il ricorso a negromanti, indovini, operatori di incantesimi e fattucchieri, sotto pena di morte (Lev 19,26.31; 20,6; 20,27) (Dt 18,10-12) (Es 22,17) (Ap 21,8) (Ap 22,15) (Dt 18,10-12) (Is 3,1-3) (Ger 8,17) (Es 7,11) (Ml 3,5) (Na 3,4).

VARIE FORME DI MAGIA
- C’è la magia imitativa, secondo la quale il simile produce il simile: il versare dell’acqua per terra, porterà la pioggia; il trafiggere gli occhi di un pupazzo accecherà o farà morire la persona da esso rappresentata.

- C’è la magia contagiosa, in base a cui il "contiguo" agisce sul "contiguo" oppure una parte sul tutto, al punto che è sufficiente mettere in contatto due realtà, animate o inanimate, perché una forza benefica o malefica si trasmetta dall‘una all’altra: così il "toccare ferro" o il "gettare sale" terrà lontano da influssi negativi o da iettature in relazione a virtù speciali affidate a questi elementi.

- Esiste, infine, la magia incantatrice, la quale attribuisce un potere particolare a formule e azioni simboliche, ritenute capaci di produrre degli effetti evocati o da esse indicati" (C.E.T., Nota pastorale, n. 6).

TRATTO DA  
http://profezie3m.altervista.org/archivio/fede_cultura/FedeCultura_Magia.htm

ECCO I NUOVI TALISMANI E AMULETI PER PROTEGGERE LA CASA E LA PERSONA

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IL CORNETTO

Il corno portafortuna è, senza dubbio, il più diffuso amuleto italiano. Le sue origini sono antichissime e risalgono addirittura ai tempi del Neolitico (3500 A.C.), quando gli abitanti delle capanne usavano apporre fuori dall' uscio un corno come auspicio di fertilità.
Specialmente in quei tempi la fertilità veniva associata alla fortuna in quanto, più un popolo era fertile, più era potente e quindi fortunato.
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FERRO DI CAVALLO PER LA PROTEZIONE DELLA  CASA
IL FERRO DI CAVALLO

Il ferro è un materiale al quale sono associate buone proprietà contro i malanni e il malocchio.
Già gli antichi Romani inchiodavano alle pareti di casa ferri di cavallo come difesa dalla peste.
Persino i Cristiani credevano in questo amuleto in quanto la sua forma ricordava la lettera "C" di Cristo.
In tutto il mondo il ferro di cavallo viene utilizzato come scaccia malocchio, stando sempre ben attenti ad appenderlo con le punte rivolte verso l'alto. La spiegazione di questo sta nel fatto che se venisse appeso con le punte verso il basso la fortuna potrebbe scappare fuori.

RECENSIONE SU SUPERSTIZIONE : AMULETI E TALISMANI

La superstizione: Amuleti e talismani.
Amuleti e talismani nella tradizione e credenza popolare.

I rimedi e le credenze popolari contro il malocchio e la sfortuna.

Gli amuleti vanno inclusi tra i mezzi popolari di cura.
Dagli anelli degli antichi indiani e dagli occhi d'oro degli Egiziani fino alle cosiddette “pietre del fulmine”, che non sono altro che cuspidi di frecce del periodo neolitico affiorate durante i lavori dei campi e ritenute parti materiali del fulmine.
Più popolari e a portata di mano sono i cornetti di corallo o il “gobbetto” che fa le corna mentre stringe un ferro di cavallo.
Gli amuleti hanno una funzione protettiva, mentre i talismani posseggono una forza attiva contro il male.
In una medaglia talismanica scoperta in Asia minore, è effigiato Salomone a cavallo che con una lancia uccide una “diavolessa”: l'immagine è straordinariamente simile a quella di S. Giorgio che uccide il drago. Il “nodo di Saio-mone”, che i nostri marinai, per scongiurare la tempesta, disegnavano sull'albero della barca, rappresentato da due triangoli capovolti chiusi da un cerchio, si trova già in un antico amuleto ebraico.
Questi amuleti e talismani ci richiamano al malocchio, o iettatura, che anticamente veniva chiamato “fascino”.
Sembra che la determinazione psicologica di questa manifestazione sia quella di trovarsi di fronte a persone che hanno qualche tratto diverso da quelli che generalmente caratterizzano la collettività, ad esempio: i poteri benefici di un gobbo e quelli malefici di una gobba o di altri individui con qualche difetto fisico, e il proverbio: “Cristo disse: guardati dai segnati miei”.
Il malocchio e la iettatura indicano che l’azione malefica è voluta da quelle persone a cui viene attribuito tale potere; ma ci può essere anche un malocchio involontario, quindi: persone che portano disgrazia senza che esse stesse ne abbiano coscienza.
Nella Napoli aristocratica del Settecento, la iettatura costituì un tema di moda, trattato da scienziati illuministi che, per giustificare la loro credenza nel malocchio, lo spiegavano come una forza posseduta da certi individui, dei quali indicavano anche i tratti fisici distintivi.
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RECENSIONE DI (Anekh-Sheshong)

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ANTICO EGITTO

Servi il tuo dio, che egli possa proteggerti.
Servi i tuoi fratelli, che tu possa avere buona reputazione.
Servi un uomo saggio, che egli possa servire te.
Servi colui che ti serve.
Servi ogni uomo, che tu possa averne profitto.
Servi tuo padre e tua madre, che tu possa procedere e prosperare.
Esamina ogni cosa, che tu possa comprenderla. Sii gentile e paziente, e il tuo cuore sarà bello.

(Anekh-Sheshong)

martedì 30 aprile 2013

Empedocle e i poteri magici

L'oratoria brillante, la conoscenza approfondita della natura, e la reputazione dei poteri meravigliosi di Empedocle, tra cui la guarigione delle malattie, e il poter scongiurare le epidemie, hanno prodotto molti miti e storie che circondano il suo nome:

« Scoppiata una pestilenza fra gli abitanti di Selinunte per il fetore derivante dal vicino fiume, sì che essi stessi perivano e le donne sofrivano nel partorire, Empedocle pensò allora di portare in quel luogo a proprie spese (le acque di) altri due fiumi di quelli vicini: con questa mistione le acque divennero dolci. Così cessò la pestilenza e mentre i Selinuntini banchettavano presso il fiume, apparve Empedocle; essi balzarono, gli si prostarono e lo pregarono come un dio. Volle poi confermare quest'opinione di sé e si lanciò nel fuoco". (Questo testo dovrebbe essere tratto da un'opera di Diogene Laerzio).
Si diceva che fosse un mago e capace di controllare le tempeste, e lui stesso, nella sua famosa poesia Le purificazioni sembra avesse affermato di avere miracolosi poteri, compresa la distruzione del male, la guarigione della vecchiaia, e il controllo di vento e pioggia.
I sicelioti lo veneravano come profeta e gli attribuivano numerosi miracoli.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

lunedì 29 aprile 2013

Platone e il mito di "Er"

Platone nacque nel 427 a. C. ad Atene dove mori' nel 347 a. C., all'età di ottant'anni oltre ad aver scritto molte importanti opere aveva cercato di spiegare la realtà con il mito, non per sfuggire ad un'analisi realistica delle problematiche sociali ed individuali del tempo ma per comunicarci che la dimensione del "fantastico" di ciò che assomiglia al reale ma non lo e' esattamente, e' un'importante componente della vita umana.
A dimostrazione di questo suo modo di pensare scrisse il mito di "Er ". Er fu un guerriero greco, morto in battaglia. Negli inferi gli e' concesso, a differenza delle altre anime, di non bere le acque del fiume Lete che gli consente di dimenticare la sua vita passata e torna così sulla Terra per spiegare agli uomini che la loro anima potrà un giorno, scegliere di reincarnarsi in un altro corpo, come riterrà più opportuno. In questo modo l'anima di Er si ricongiunge al mondo perfetto delle Idee, in quel mondo ultraterreno che si chiama Iperuranio. Le anime di Iperuranio sono una popolazione che va e che viene, perché sono sottoposte al decreto di espulsione (la cacciata della mela). Infatti alcune anime avevano un'energia negativa che non riuscivano più a sopportare e a tenere sotto controllo e quindi furono cacciate. Prima di ritornare sulla Terra devono bere l'acqua del fiume che determina la dimenticanza.
Platone (il cui nome deriva dall'aggettivo plautus che significa ampio, imponente come la sua stazza fisica, così viene detto), utilizza il mito di Er per spiegare la libertà di scelta.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
http://curareconlapsicologia.blogspot.it

sabato 27 aprile 2013

DEI EGIZI

Poche sono le civiltà che nella storia dell'umanità hanno creduto, come gli egizi, ad una varietà di dei. Esiste uno stretto intreccio tra umano e divino, tante' che Amenhotep e' un caso molto raro in cui un uomo, lo scrivano dell'omonimo re Amenhotep III, e' assurto alle glorie divine, dopo la morte di questo. Il suo culto si estese rapidamente tanto che Tolomeo IV, in pieno periodo ellenistico, gli fece costruire un tempio sopra la sua tomba.
Altra nota significativa e' quella di Ammone che significa "colui che si nasconde". In questa veste e' raffigurato come un re con la veste corta, tipica dei guerrieri romani, e la collana. Ammone era il dio di Tebe e quando questa divenne la capitale d'Egitto, egli aumento' d'importanza, assumendo pure le caratteristiche di Ra, il dio Sole, diventando così Ammon-Ra. Poté fregiarsi il titolo del Re dei re. Difatti era l'unico dio egizio ad essere adorato in tutto l'Egitto.
In definitiva, non posso fare a meno di citare Ra, anche per l'origine del mio nome, di derivazione greca, pero'. Il dio del sole, principalmente a carattere cosmico, considerato creatore primordiale dell'universo e creatore quotidiano del mondo, sotto il nome di Atum, si affermo' come dio principale del Pantheon egizio, a partire dalla quinta dinastia (Antico Regno). Dio dello Stato e della giustizia, e' rappresentato con sembianze umane e testa di falco, sormontata da un disco solare e da un serpente con testa eretta. Usurpo' a Osiride la funzione di dio dell'oltretomba. Ebbe Eliopoli come centro principale del culto. Secondo un'antica credenza il sole e la luna sono gli occhi di Ra.

Dr. Elio Chiavassa
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GHANA: CACCIA ALLE STREGHE

Superstizione fenomeno diffuso in Africa e Oceania: Le maghe sono spesso persone indipendenti e con un carattere forte. Per verificare se una donna e' una strega si lanciano dei polli. Lo e' se cadono a testa in giu' . La tragedia delle donne accusate di magia nera : rischiano sevizie e torture.
Anche i bambini vengono torturati, con l'acido.
Ma l'assurdo e' che i torturatori utilizzano gli stessi strumenti che sono oggetto di accusa, dimostrando di far parte di una cultura di cui si negano le origini.  Commettendo inoltre un'ingiustizia sociale senza precedenti. Insieme alla violenza perpetrata.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
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giovedì 25 aprile 2013

ANASSIMANDRO E L’ASTROLOGIA

A proposito di amuleti e talismani ancora una volta mi è utile fare riferimento alla filosofia greca.
Oggi, in particolare, voglio parlare di Anassimandro e tornare su Eraclito per mettere in comune alcune idee condivise da questi due grandi del pensiero.
Concittadino e contemporaneo di Talete, egli nacque nel 610-609 a.C. a Mileto, città costiera della Ionia, attualmente Turchia. Varrebbe la pena visitare questi luoghi!
Aveva 64 anni Anassimandro quando scoprì l’obliquità dello zodiaco. Infatti, egli, oltre ad essere un filosofo era anche un astronomo. Fu lui che, per primo, chiamò la sostanza prima col nome di principio (arché) e lo riconobbe non nell’aria, come in Anassimene, o nell’acqua, come per Talete, ma in un principio infinito o indeterminato, dal quale tutte le cose hanno origine e nel quale tutte si dissolvono, quando si è concluso il ciclo stabilito da una legge necessaria.
E’ interessante notare che questo principio infinito abbraccia e governa ogni cosa, ed è immortale ed indistruttibile, quindi divino. Viene naturale chiederci: “ Ma come fanno a nascere le cose da un principio divino ed indeterminato?” A questa domanda Anassimandro risponde che l’archè in questione non è una miscela di sostanze ma un principio da cui tutte le cose traggono origine, grazie ad un processo di separazione e differenziazione. E così hanno origine le cose sensibili (es: il caldo e il freddo, l’umido e il secco) e le cose spirituali (ad es.: l’amore e l’odio, la tolleranza e l’intransigenza, il calore dei rapporti umani o la loro freddezza).
Poiché, come ho detto, la nascita è la separazione degli esseri dalla sostanza infinita, evidentemente questa separazione è la rottura della unità che è propria dell’infinito. E’ il subentrare della diversità, e quindi, del contrasto. Il quale, oggigiorno, non accettiamo facilmente come un dato di fatto, una realtà a cui non possiamo sottrarci. Personalmente l’idea che esista una Realtà in cui tutto si dissolve mi dà una grande serenità, e ritengo che sia stato un grave errore aver perseguitato streghe e maghi solo per difendere un credo che poi si è rivelato un sopruso ideologico bello e buono, attuato con le pratiche più brutali, come del resto tutte le nefandezze compiute per difendere la supremazia ideologica di qualcuno che si riteneva più forte (ad esempio i nazisti nei confronti degli ebrei o dei Romani pagani nei confronti dei Cristiani !e
Concludo con una nota di Anassimandro il quale considera in modo originale la forma della terra: essa è un cilindro che si libra nel mezzo del mondo senza essere sostenuto da nulla, perché trovandosi a uguale distanza rispetto a ognuna delle parti del mondo, non è sollecitato a muoversi da alcuna di esse!

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy

mercoledì 24 aprile 2013

DIFFERENZA TRA DéMONI E DEMòNI

Nella nostra cultura non si è molto abituati a riflettere sulla differenza tra démoni e demòni.
Sì, perché essa non è tanto data dalla posizione degli accenti, il primo acuto della “e”, il secondo grave della “o”, in termini linguistici, quanto dal fatto che il primo significato ha a che fare con la Psicologia mentre il secondo con la Religione. Una differenza di sostanza, dunque. Entrambi i significati hanno però una matrice in comune, di tipo filosofico, e, in particolare affondano le loro radici nella filosofia greca.
Consideriamo, ad esempio vari autori, come Eraclito che afferma l’esistenza di un démone positivo, come una forza, un’intelligenza ordinatrice che sovrasta ogni cosa, oppure Anassimene ed Anassimandro, i quali sostengono che c’è una forza che tutto plasma e si chiama “aria” o “psuchè” , soffio vitale, tipico della Psicologia, diventato poi soffio divino nella Genesi, per la creazione di Eva da una costola di Adamo. Di qui nasce poi il peccato originale di Adamo, tentato dal serpente che rappresenta il demonio.
Questa duplicità di forze si trova anche nella teoria degli opposti, così cara alla tradizione orientale e a quella occidentale degli albori della filosofia greca, per gli autori prima citati, così sensibili al problema cosmologico, ossia di quegli aspetti che riguardano la nascita e l’evoluzione della terra e del mondo conosciuto. Problema che passa in second’ordine con i Sofisti e Socrate, più attenti al problema etico e antropologico, per poi arrivare a Platone e ad Aristotele che recuperano gli aspetti cosmologici del problema filosofico, inserendoli in un “corpus” di conoscenze davvero ampio e ricco.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy
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ITINERARIO SERALE DALLA PIAZZETTA DI PONTE SANT’ANGELO A CAMPO DE’ FIORI

ITINERARIO SERALE DALLA PIAZZETTA DI PONTE SANT’ANGELO A CAMPO DE’ FIORI

“una mano fantasma, quattro fiumi, la lingua di Pasquino… Giordano Bruno, Giulio Cesare … e un papa morto nello sgabuzzino”...

Siete mai sati sul ponte Sant’Angelo, dove sono le statue degli apostoli Pietro e Paolo. Sulle due statue esiste un aneddoto curioso: una mattina del 1581 la statua di Pietro fu vista vestita di un cappottone da viaggio, e gli erano stati applicati anche degli stivali. Sotto quella di Paolo, una scritta diceva: "Pietro, che parti?" Il cartello appeso al collo di Pietro così rispondeva: “fuggo da Roma, collega mio, perché temo che papa Sisto, che va rispolverando vecchi processi lasciati in sospeso, non voglia far vendetta dell’orecchio che 1580 anni fa troncai allo sbirro nell’orto dei Getsemani”.

Era successo infatti che in quei giorni il severissimo papa Sisto V aveva fatto decapitare tale Attilio Blaschi, reo di avere ucciso, 36 anni prima, un cugino, la moglie di questi e ben due dei loro figli; il malcapitato aveva vissuto la sua latitanza nel granducato di Toscana, fino al giorno in cui il papa era riuscito a ottenere la sua estradizione!

IL CONTE TACCHIA, OVVERO LA ROMANITA’ PIU’ VERACE
Dopo aver percorso via dei Banchi nuovi, dal nome dei banchieri fiorentini che vi si trasferirono nel 1606, per poter lavorare accanto alla zecca trasferita da Paolo V al vicino banco di Santo Spirito, sbuchiamo in Piazza dell’Orologio, il cui nome deriva dall’orologio posto sulla torre del convento dei Filippini che vi si affaccia, costruita da Francesco Borromini. Sulla piazza affaccia anche palazzo Bennicelli, in cui nacque nel 1860 Adriano Bennicelli, meglio conosciuto come il Conte Tacchia perché la sua famiglia commerciava in legname e la tacchia a Roma è il nome con cui viene chiamato un pezzetto di legno.

Sul conte Tacchia esiste una lunga poesia che inizia così:

Adriano Bennicelli Conte Tacchia
Era pe li romani ‘na gran pacchia
Perché li divertiva co’ prodezze
Che ‘gni tanto infiorava de sconcezze…

UNA PUNGENTE LINGUA DI PIETRA
Sono diverse le ipotesi che circolano attorno all’origine del nome della statua di Pasquino, che troneggia a lato della piazza che porta il suo nome, dove faremo la prossima tappa. Una tra le versioni più comuni parla di un sarto, Pasquino appunto, che aveva qui la sua bottega, ritrovo di oziosi e maldicenti, che si davano appuntamento per spettegolare. Morto il sarto, fu con l’abbattimento della sua bottega che saltò fuori la statua…

SISTO V, CHE BRUTTO CARATTERE…
Fra gli straordinari tesori di piazza Navona diventa quasi impossibile notare quella piccola testa di marmo incastonata tra due finestre al secondo piano di un palazzetto al n. 34. Secondo la leggenda avrebbe a che fare con la severità con la quale papa Sisto amministrò il suo pontificato, che durò soltanto 5 anni ma lasciò un segno profondissimo nella storia di Roma e della Chiesa… vieni con noi per scoprirlo!

UN PAPA NELLO SGABUZZINO DEGLI ATTREZZI, UNA MANO FANTASMA, UNO SPIRITO AUDACE PIU’ FORTE DEL ROGO E MOLTO ALTRO ANCORA…
“Il papa non è ancora sotterrato, perché non si trova chi voglia fare la spesa. Don Camillo dice di non havere havuto niente da Sua Beatitudine e toccare di farlo alla signora Donna Olimpia; et essa dice che ella non è l’herede.

E così Sua Beatitudine se ne sta là in un cantuccio, in una cassaccia dentro uno sgabuzzino della Reverenda Fabbrica di San Pietro, in mezzo a funi, ferri, legnami, scarafaggi e topi”. Così scriveva l’ambasciatore di Firenze nelle ore immediatamente successive alla morte di papa Innocenzo X Pamphili.

Poche righe sono però sufficienti a inquadrare la vicenda: il Don Camillo era Camillo Pamphili, figlio di Olimpia Maidalchini, che a sua volta si rifiutava di affrontare la spesa della sepoltura nonostante avesse sfruttato il defunto papa fino all’osso, portandolo a dilapidare gran parte del tesoro della Camera Apostolica: si parla di una voragine di 8 milioni e seicentomila scudi d’oro…

lunedì 22 aprile 2013

L'importanza di Epicuro nella vita attuale.

Epicuro, uno dei massimi filosofi dell'antica Grecia, a cui si ispiro' il latino Lucrezio nel "De Rerum natura", figlio di un maestro e di una maga, fu chiamato così in onore di Apollo e il suo nome significa "soccoritore". A 32 anni fondo' una scuola chiamata "del giardino", dove i discepoli erano composti anche da donne e da schiavi. Questo aspetto rappresenta un'assoluta novità nei confronti dell'apertura mentale che ebbe e che ha ancora oggi Epicuro. Lo stesso Cicerone, in una sua opera che tratta delle finalita' delle cose buone e cattive (De finibus bonorum et malorum) celebra la sua filosofia, anche se in modo un po' polemico.
Nell'etica Epicuro riprende l'edonismo dei Cirenaici ma per lui il piacere non e' tanto effimero o fugace, quanto una costante della vita dell'uomo. Il piacere consente di allontanare il dolore nel momento in cui cessa la paura della morte. A questo proposito Epicuro afferma che gli dei possono e vogliono; ma poiché il male esiste allora gli dei esistono a loro volta, ma si disinteressano dell'uomo perché non avvertono la necessita' di occuparsi della vita terrena, vivono nella loro beatitudine e perfezione.
Epicuro allora propone il "tetrafarmaco" (tetra in greco significa quattro): 4 soluzioni a 4 problemi. 1- paura degli dei e della vita dopo la morte/ soluzione : gli dei sono perfetti. Non si interessano degli uomini, non impartiscono premi o punizioni.
2- paura della morte. Soluzione: "Quando noi ci siamo ella non c'e', quando lei c'e', noi non ci siamo più. 3- mancanza di piacere. A questo proposito Epicuro afferma che non si e' mai troppo vecchi o troppo giovani per essere felici. Uomo, donna, ricco o povero, ognuno può essere felice. 4-dolore fisico: se il male e' lieve, il dolore fisico e' sopportabile, e non e' mai tale da offuscare la gioia dell'animo. Se e' acuto passa presto. Se e' acutissimo, conduce presto alla morte, la quale non e' che assoluta insensibilità. Per quanto riguarda i mali dell'anima, infine, egli afferma che sono prodotti dalle opinioni e dagli errori della mente, contro i quali agiscono la filosofia e la saggezza.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy

domenica 21 aprile 2013

FOTOGRAFO IN TORINO

Ph Stella Ierace

MOSTRE - DISEGNI DI STEPHEN EDDY (VENEZIA)
Posted: 18 Apr 2013 09:39 AM PDT
Domenica ho avuto il piacere di andare a vedere la mostra di Stephen Eddy intitolata Disegni.
La mostra è ospitata nel Palazzo Falier a Venezia, visto il successo riscontrato è stata prolugata di due settimane, quindi terminerà a fine aprile.
Di seguito alcune meravigliose opere dell'artista ..................................................................................

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FOTOGRAFA IN TORINO

Amuleti da regalere Domande e risposte

DOMANDA: hanno lo stesso potere dei talismani?
RISPOSTA: l'influsso degli amuleti e' un potere passivo cioè protegge mentre i talismani hanno il potere di proteggere e agiscono per farti ottenere di più dalla vita
DOMANDA: posso regalarlo a mia figlia anche se prima l'ho toccato io ?
RISPOSTA: certamente, gli amuleti da regalare non sono nominativi e possono essere regalati
DOMANDA: ho regalati lo scorso anno un amuleto che mi è' stato regalato, a me e' stato di grande aiuto mentre per il mio collega era una semplice collana senza effetti, perché ?
RISPOSTA: tutti gli amuleti e anche i talismani sono caricati con energie ed influssi, certamente che passando da persona a persona perde un po' di energia, e se chi lo ha regalato ha molta negatività può accadere che durante il periodo che lo possiede ne assorbe le energie lasciandolo privo di efficacia
DOMANDA: lo posso regalare ad un bambino?
RISPOSTA: non è' un oggetto pericoloso e non vi trovo nulla di male nel regalarlo ad un bambino
DOMANDA: sono al verde e disperato per la mia situazione economica, l'amuleto può aiutarmi?
RISPOSTA: gli amuleti hanno il potere passivo e faranno in modo di proteggervi evitando di compiere passi falsi, mentre i Talismani muovono verso di te il potere dei soldi facendoti capitare occasioni impreviste , eredità ecc.....
DOMANDA: posso entrare in chiesa con un talismano?
RISPOSTA: le collane, l'anello papale, le coppe, i rituali scritti e praticati durante la messa sono realizzati esattamente allo stesso modo in cui agisce la stregoneria, usando protezioni, un talismano non crea alcun problema, aiuta se stessi

ENERGIE POSITIVE ED ENERGIE NEGATIVE

Sempre a proposito di energie positive e negative ce la dicono lunga ancora i filosofi sia stoici che epicurei. I primi sostengono che l'uomo debba mantenere un atteggiamento di parziale distacco nei confronti delle forti emozioni che si trova s vivere ... Come se stesse guardando un po' dall'alto la sua vita. In questo sono molto vicini gli stoici ai buddisti per la loro concezione della vita. Gli altri invece, gli epicurei, pongono alla base dell'atteggiamento di cui prima, la ricerca del piacere, ma non tanto fine a se stessa, quanto come accettazione degli eventi della vita, belli o brutti che siano. Un'accettazione di cui parla anche il famoso psicoterapeuta R. Morelli in diversi saggi da lui scritti e pubblicati. L'accettazione di cui egli parla si chiama "porgi lo sguardo su...". Amuleti e talismani sono da considerarsi oggetti che potrebbero aiutare l'uomo ad accettare con più serenità le vicissitudini della vita. E una protezione per le inevitabili avversità che si incontrano.
Un'interessante considerazione da fare, a proposito di Epicuro e' che la sua filosofia si avvicina, in qualche modo a quella buddista quando afferma che il dolore e la sofferenza sono inevitabili ma e' importante saperlo gestire con un un po' di distacco emotivo o"terapeutico". Anche con riferimento alla religione induista in cui yin e yang, visti come i due principi opposti tra di loro ma da non ritenere necessariamente positivi e negativi allo stesso tempo, nello stesso momento e nelle stesse circostanze.

Dr. Elio Chiavassa
Psychoterapy

venerdì 19 aprile 2013

RECENSIONE SU CACCIA ALLE STREGHE Dr Chiavassa

Leggendo la pubblicazione riguardante la cosiddetta "caccia alle streghe", mi sono interessato particolarmente degli aspetti filosofici e psicologici alla base di questi terribili eventi.
Fatti che si sono verificati soprattutto nei secoli XVI e XVII con la religione cristiana e protestante ma che affondano le loro origini molto tempo prima, addirittura secoli antecedenti la Riforma protestante.
E, come se si trattasse di una macchina del tempo, torniamo ancora una volta alla filosofia greca, non tanto a quella platonica e aristotelica, in questa analisi, quanto a quella presofista , presocratica, da una parte, e a quella post-aristotelica, nella fattispecie stoica ed epicurea.
Per quanto riguarda il primo filone filosofico, mi colpisce molto la figura di Eraclito per due ordini di considerazioni: in primo luogo per il fatto che egli e' un filosofo finalistico o teleologico, ritiene cioè che il comportamento etico delle persone sia riconducibile ad un fine e soprattutto per il fatto che esiste un'intelligenza divina e ordinatrice di tutte le cose. Questo principio si chiama arche' e viene fatto coincidere con il fuoco, non solo in senso fisico o cosmologico ma anche psicologico. Ossia il fuoco che accende gli animi di una volontà o di una forza sconosciuta che le persone non sanno di possedere.
Se solo gli inquisitori della caccia alle streghe avessero pensato alla grandezza e alla portata del la filosofia di Eraclito forse si sarebbe potuto disinnescare, almeno in parte, quella condotta repressiva nei confronti di donne che volevano semplicemente condurre l'anima verso il suo naturale percorso, senza la paura di essere giudicate e, tanto meno condannate, come, invece, purtroppo furono.

Dr. Elio Chiavassa
Psicoterapeuta

giovedì 18 aprile 2013

Ph Stella Ierace BOOK CHIHUAHUA - SPILLO, CHANTILLY

BOOK CHIHUAHUA - SPILLO, CHANTILLY E ANASTASIA
Posted: 17 Apr 2013 10:39 AM PDT
Oggi ho avuto tre bellissimi modelli in studio da fotografare, SPILLO, CHANTILLY E ANASTASIA. Mentre li fotografavo, si avvicinavano e mi facevano il solletico ... mi hanno fatto molto divertire!!!
Esemplari sempre molto vivaci e affettuosi, questi cuccioli fanno parte dell'allevamento amatoriale di Chihuahua diamanti di eldorado
Eccoli in tutto il loro splendore ...






A proposito di Talismani recensione Dr Chiavassa

Qualche anno fa ho acquistato un bel borsello portamonete in pelle, con decorazioni in acciaio veramente figo... Dopo un po' di tempo (forse anche due anni) mi sono accorto che tutte le tessere si stavano smagnetizzando...
In seguito, uscito dal lavoro, in una giornata invernale (ricordo di aver acquistato il borsello in primavera), girando in citta' e guardando le vetrine, sono stato attratto da un altro borsello, questa volta pero' sportivo e fatto in tessuto. Da quando ho iniziato ad usarlo non ho più avuto problemi.
Questa esperienza mi ha fatto riflettere sul fatto che, proprio come sostenevano i filosofi epicurei e stoici, non e' necessario adottare una visione della vita finalistica, teleologica, utilizzando un lessico specifico, e' sufficiente, infatti, immaginare che tutte le cose, anche quelle inanimate, siano dotate di un'energia interna, come di fatto lo sono, la quale le fa muovere, senza che a noi sia chiesto di fare alcunché. Non mi sono chiesto quale fosse l'origine del problema, ho più semplicemente posto le varie fasi dell'esperienza come se si trattasse di un fotogramma diviso in più sequenze.
Credo che questa non sia una conclusione da poco, poiché abbracciando la filosofia meccanicistica (come sosteneva il grande filosofo presocratico Democrito) siamo protetti da ogni forma di energia negativa!
Buona fortuna con il vostro talismano!

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Ho preparato per i miei amici degli amuleti caricati di influssi che attirano fortuna.
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STORIA DELLE STREGHE MEDIOEVO sintesi di Galarico

Le donne (il cui termine latino foemina derivava secondo il Malleus da fe -fede- e minus -minore-) venivano sospettate proprio in virtù del loro sesso. Le accuse erano vastissime: dal predire il futuro a preparare filtri d'amore o il malocchio. Grillot de Givry scrisse nel suo Musée de sorciers che le streghe "volano in aria cavalcando scope e caproni, uccidono i bambini per cibarsene, guariscono le malattie senza conoscere la medicina, si tramutano in animali, prendono le sembianze dei defunti, rinnegano la religione e si affidano a Satana, accoppiandosi a lui nei Sabba".



La questione del volo notturno verso il Sabba fu dibattuta da teologi e demonologi per quasi dieci secoli. Inquisitori come Bernardo da Como o Silvestro Prierias erano convinti che si potesse affermare l'essenza diabolica di una donna solo dimostrando che volava di notte. A nulla valsero le opinioni di dotti rinascimentali, come Andrea Alciato o il giurista piacentino Ponzinibio, secondo cui il volo era in realtà un effetto sulla psiche prodotto da sostanze allucinogene.

L'ottica antifemminista che prevale in questi intellettuali non è, in realtà, teologicamente nuova: di nuovo c'è ora il fatto che la donna viene considerata come una sorta di intermediaria tra l'uomo e il demonio. Siamo alla conclusione di un processo di "demonizzazione femminile" iniziato secoli prima, che ricorre con frequenza nelle satire, nei fabliaux medievali, nella trattatistica ascetica.



Uno dei primi ad avere un interesse scientifico per le sostanze psicoattive usate dalle streghe fu il medico spagnolo Andreas Laguna nel '500. Fu lui che si accorse di quali incredibili conoscenze naturalistiche avessero le donne e dell'uso che facevano di erbe che potevano indurre eccitazione psichica accompagnata da allucinazioni (anche la pelle di rospo e la coda di lucertola contengono agenti allucinogeni). Questo, per le donne, era anche un modo di emanciparsi dal ruolo di marginalità e sudditanza in cui erano sempre state tenute.

La caccia alle streghe fu un fenomeno europeo ma soprattutto in Germania (Friburgo, Bamberga...) fu particolarmente virulento. Intorno al 1590, p.es., i cattolici tedeschi bruciarono tutte le donne di due villaggi alla periferia di Treviri, nella regione del Palatinato. A Colonia, tra il 1627 e il 1630, le levatrici della città furono quasi tutte eliminate. Erano accusate di uccidere i bambini non battezzati, di praticare aborti e contraccezione.



Ma venivano mandate sul rogo anche le donne che si dedicavano alla guarigione dei malati, minacciando, con la loro conoscenza delle erbe, i poteri dei sacerdoti esorcisti. Molto sospette erano anche le vedove (che a causa delle tante guerre erano aumentate in maniera spropositata), le nubili, le cuoche, le levatrici e non venivano risparmiati neppure personaggi del mondo ecclesiale, come suore, badesse, preti e persino qualche vescovo.

Il primo tedesco che si oppose alla credenza delle streghe fu il medico calvinista Johann Weyer, morto nel 1588, ma la sua opera fu posta all'Indice dei libri proibiti e lui stesso rischiò di finire sul rogo.

Oltre alla Germania (renana soprattutto) altre zone europee molto toccate dal fenomeno furono la Stiria e il Tirolo austriaco, la Scozia calvinista, e più in generale l'Inghilterra dell'Essex (la vittima più illustre degli inglesi fu Giovanna d'Arco nel 1431), le Fiandre, la Polonia, la Svizzera, la Svezia, la Danimarca, la Norvegia, la Spagna, la Francia del sud (specie la zona dei Pirenei). In Italia si registrano persecuzioni di massa in Valcamonica, in Valtellina, nell'area del Tonale, presso i territori di Brescia e Bergamo. Nel Canton Ticino il vescovo di Milano, Carlo Borromeo, tra il 1565 e il 1583, presenziò a processi ed esecuzioni di centinaia di fattucchiere. L'inquisizione italiana, nella sola Lombardia, nei primi 30 anni del XV sec., avrebbe mietuto non meno di 25.000 vittime.

Nel 1575 nel solo regno di Francia operavano più di 100.000 tra streghe, stregoni, fattucchiere e maliarde. Ebbene, in questo periodo, nel solo distretto di Saint Claude, il magistrato Boguet fece bruciare oltre 1500 streghe, mentre in Lorena un altro procuratore generale, Nicole Remy, riuscì a far condannare a morte 800 persone in cinque anni.

Tra gli inizi del XIII sec. fino al XVII si calcola che siano state inquisite, incarcerate, torturate non meno di nove milioni di persone, di cui 1/4 o addirittura 1/3 finì sul rogo. Solo nell'anno 1486 l'inquisitore spagnolo Tomas de Torquemada ne fece ardere 6.687 unicamente nella città di Toledo. A lui si attribuiscono almeno 10.000 vittime l'anno per un quindicennio.





Le persecuzioni si attenuarono temporaneamente nel decennio 1530-40, allorché sembrava ventilarsi la ricomposizione tra cattolici e protestanti, ma ripresero con più accanito vigore nella seconda metà del '500 e soprattutto durante la Guerra dei Trent'anni (1618-1648).

Non erano soltanto i cattolici a praticare la caccia alle streghe, ma anche i protestanti. Il giudice Benedikt Carpow, inquisitore di Wittenberg, si vantò di averne mandate a morte almeno 20.000 tra il 1566 e il 1596. I protestanti mandarono sul rogo nel 1589 a Quedlinburg ben 133 streghe e altre 300 a Ellwaangen.

Solo verso la fine del 1600, quando ci si rese conto che la divisione del mondo cristiano era un fatto acquisito, le persecuzioni di massa cessarono. A dir il vero già nel corso di tutto il Seicento molti scienziati, filosofi e teologi avevano messo in dubbio l'operato delle streghe. Il dubbio cartesiano, lo sperimentalismo scientifico di Keplero, Galilei, Newton... mal si adattavano a credere agli spiriti o alle forze soprannaturali.

E così, in Francia non si accettano denunce contro i maghi già a partire dal 1682. In Gran Bretagna le leggi contro la stregoneria vengono abrogate nel 1736. Nel 1749 l'opera dell'abate Girolamo Tartarotti, "Il congresso notturno delle lamie", chiude la caccia alle streghe, indagando il fenomeno con mezzi scientifici. Forse l'ultima grande persecuzione storica può essere considerata quella di Salem nella Nuova Inghilterra, nel 1692. (Per conoscere la storia di Salem clicca qui.)



Episodi sporadici si sono tuttavia verificati anche ai giorni nostri: nel 1976, in un villaggio tedesco, Elizabeth Hahn, un'anziana donna accusata di tenere con sé, sotto forma di cani, alcuni diavoli, è stata bruciata viva; l'anno seguente qualcosa di analogo è accaduto ad Alençon in Francia; nel 1981 una folla ha ucciso in Messico a colpi di pietra una donna accusata di aver provocato, con un maleficio, l'attentato a papa Wojtyla.

Alla fine del 1998 i vertici della chiesa cattolica hanno iniziato a prendere in esame, sul piano storiografico, le responsabilità dell'Inquisizione nei secoli passati. Un simposio del Vaticano ha rivelato il numero delle condanne per stregoneria nel Seicento: furono 60.000 in Europa, che, in rapporto alla popolazione del 2005, equivarrebbero a circa 352.000.

Tratto da : http://www.homolaicus.com/storia/moderna/riforma_protestante/streghe/story3.htm

STORIA DELLA STREGONERIA

La vicenda della caccia alle streghe esplose nei secoli XV e XVI e tramontò tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento.Tuttavia la magia nera e la stregoneria non sono un patrimonio esclusivo dell'età moderna ma si presentano come una costante significativa della società umana. Da sempre esistono sortilegi, forme di fattucchieria e, più in generale, una visione magica del mondo.
Le culture antiche spesso non facevano distinzione tra magia, scienza e religione: tutti potevano essere mezzi validi per comprendere e controllare l'universo. Solo successivamente queste funzioni, a poco a poco, si differenziarono fra di loro.

Negli idiomi moderni, i termini con cui si designano streghe e stregoni hanno un'origine assai varia:
in italiano collegabile al latino strix (letteralmente, un uccello notturno: la strige o barbagianni); In francese sorcier/sorcíère deriva dal latino sortilegus/sortilega, che originariamente indicava coloro che traevano le sortes o, più in generale, i "divinatori"; In inglese, invece, wizard/witch deriva dal sassone wicca/wicce, ossia "saggio/saggia.a" o "sapiente", mentre sorcer/sorceress, prestito del francese, si ricollega all'etimologia originaria, indicando gli indovini. In tedesco Hexer/Hexe, al pari di wizard/witch, ha nell'etimo un significato sapienziale.

Poiché l'evoluzione delle parole è saldamente legata alla storia dei fenomeni che designano, è facile capire che l'identificazione della stregoneria come concetto separato rispetto ad altri aspetti del mondo "magico" è un percorso tutt'altro che lineare. Tale complessità semantica rispecchia l'eterogeneità della stregoneria e della "caccia alle streghe" quali si conobbero in Europa fra Quattro e Settecento. Sulla genesi del fenomeno pesarono alcuni fattori di tipo sociale. Com'è noto, nel Trecento una grave crisi coinvolse il pontificato, mentre le carestie e le epidemie flagellavano la popolazione. Con l'acutizzarsi dei disagi crebbero le paure collettive, e montò una crescente diffidenza verso quei gruppi - eretici, lebbrosi, omosessuali, ebrei - che per condizione fisica, sociale, economica o culturale apparivano "marginali".

Il passo per giungere alle accuse di stregoneria - possibile sul piano giuridico dal momento che la magia costituiva un crimine, equiparato dai canonisti all'eresia - appariva breve.


I trattati di demonologia ricorrono alle Sacre Scritture - in cui si condannano a più riprese la divinazione e il maleficio - per giustificare in modo incontrovertibile la necessità di perseguire la stregoneria. La condanna biblica per coloro che si allettavano col demonio era la morte: "Non lasciar vivere i malefici", recita un passo dell'Esodo.





Quando invece si parla di stregoneria in situazioni nelle quali la cultura europea non è presente, o comunque non è dominante, è importante tener conto di una fondamentale premessa: la stregoneria vera e propria è circoscrivibile a un ambito (quello europeo) e a un periodo (grosso modo compreso fra il tardo Medioevo e il Settecento) che ne fanno un fenomeno storico ben preciso, caratterizzato soprattutto dalla connotazione diabolica, per ovvi motivi assente in culture non cristiane.

Diverso è il discorso per la magia in generale, o per forme di magia particolari quali il maleficio, che si riscontrano invece in un alto numero di società e di epoche; il maleficio è una componente importante anche nella stregoneria europea, ma i due concetti non sono del tutto sovrapponibili.

Quando gli antropologi parlano di stregoneria in Africa o in America latina non si riferiscono a fenomeni paragonabili alla "caccia alle streghe" sperimentata in Europa, ma più in generale a pratiche di magia malefica solo parzialmente equiparabili alla "nostra".












La "caccia alle streghe"



Non è possibile dare una definizione della stregoneria accettabile da tutti e in ogni epoca.
In Europa tra il XV e il XVII secolo il questo termine indicò "un culto organizzato dal demonio" fondato sul "patto che una creatura umana si voleva che avesse stretto con il diavolo, in seguito al quale essa abbandonava la fede e il culto del Dio cristiano per seguire il dio del male - il demonio, appunto - ed entrare nella schiera dei suoi seguaci".
A questo punto la magia nera diventa eresia ed è perseguibile dalla chiesa.

Tutto poteva partire da un'accusa, anche anonima.
Bastava una ciocca di capelli, uno spillone o un pugno di terra trovato in casa della presunta vittima, e il maleficio era provato.
Si cercava poi il "marchio", un segno di varia grandezza o un punto insensibile che si credeva il demonio avesse impresso sul corpo del suo seguace per indicarne il possesso. Alla tortura, poi, era spesso affidato l'incarico di convincere i sospettati (in maggioranza donne) a confessare i loro delitti.
Streghe e stregoni si radunavano di notte, generalmente in luoghi solitari, nei campi e sui monti. Talvolta arrivavano volando, dopo essersi spalmati il corpo di unguenti, a cavallo di bastoni o di manici di scopa; talvolta invece in groppa ad animali, o trasformati in animali essi stessi. Coloro che venivano ai raduni per la prima volta dovevano rinunciare alla fede cristiana, profanare i sacramenti e prestare omaggio al diavolo, presente in forma umana oppure (più spesso) in forma animale o semi-animale. Seguivano banchetti, danza, orge sessuali. Prima di tornare alle proprie case streghe e stregoni ricevevano unguenti malefici, confezionati con grasso di bambino e altri ingredienti.

Carlo Ginzburg, Storia notturna. Una decifrazione del sabba.,Torino, Einaudi, 1995

Italia

In Italia furono celebrati alcuni fra i primi processi per stregoneria; tuttavia, e nonostante l'alto numero di procedimenti giuridici svoltisi fra i secoli XV e XVII, le condanne al rogo risultano relativamente poche. Fanno eccezione le vallate alpine, una delle zone europee in cui le persecuzioni - concentrate soprattutto nel Seicento - furono più feroci.

Se l'Italia ha un luogo "privilegiato" nella storia della stregoneria, questo è senz'altro Benevento, meta usuale del "volo magico" e del sabba delle streghe. La tradizione "magica" della città è antica; in epoca precristiana era infatti sede di un culto alla dea Iside; ma è soprattutto nei secoli altomedievali che si pongono le basi per decifrare il "rnito" beneventano.
Le notizie intorno a Benevento come luogo di diabolici incontri notturni risalgono al secondo decennio del Quattrocento; ne accenna il predicatore Bernardino da Siena durante il Corso senese del 1427, pur senza parlare esplicitamente di streghe.
Più interessante la testimonianza offerta dagli atti del processo contro una certa Matteuccia da Todi, accusata di essere "pubblica incantatrice, fattucchiera, maliarda e strega". Oltre a confessare l'assassinio di numerosi bambini, Matteuccia afferma che con altre streghe si recava presso il Noce di Benevento servendosi di una formula magica che rimarrà famosa:

"Unguento, unguento
mandame a la noce de Benivento,
supra aqua et supra ad vento
et supra ad omne maltempo"



Germania

I fattori che hanno maggiormente pesato sulla storia della stregoneria in Germania sono due: l'affermarsi della Riforma, con il conseguente conflitto tra cattolici e protestanti, e la frammentazione del potere politico. Entrambi hanno avuto un ruolo negativo, finendo con l'incrementare la "caccia alle streghe".

Lutero e Calvino non si soffermano mai a lungo sul fenomeno stregonico; tuttavia, nei loro scritti e nel loro pensiero Satana ha un ruolo centrale. Anche se nessuno dei due riformatori ha elaborato una demonologia innovativa, il diavolo è a loro avviso una presenza costante e attiva nel mondo, e la lotta contro il suo potere assume talvolta caratteri che rasentano l'ossessività. Di conseguenza, essendo le streghe emissarie del diavolo e complici dei suoi misfatti, nel mondo riformato si ponevano le premesse per una "caccia" intensa e determinata.

Inoltre, la compresenza in molte aree germaniche di gruppi cattolici e riformati creava frequenti situazioni di tensione, e l'accusa di stregoneria poteva essere la conseguenza - più o meno cosciente - di tali conflitti, spingendo membri di una comunità a scagliare accuse contro gli esponenti dell'altra.
Inoltre la scarsa forza del potere centrale faceva sì che ogni città potesse comportarsi verso il problema con un certo grado di autonomia, e soprattutto con la quasi assoluta certezza di non dover poi render conto del proprio operato in caso di abusi, che furono commessi numerosi nel corso di selvagge "cacce alle streghe".

C'è un luogo in particolare che nell'immaginario comune si lega alla stregoneria tedesca: è il Blocksberg (l'attuale Brocken), la cima principale della catena dello Harz, a est di Altenau, dove secondo la tradizione si riunivano le streghe nella notte di Valpurga. Probabilmente, tali credenze affondano le radici nell'antica mitologia germanica: le streghe avrebbero, per così dire, "sostituito" le Valchirie (ossia le seguaci di Odino, guardiane del mondo infero e accompagnatrici delle anime dei defunti, che in alcune notti si voleva vagassero in corteo sulla terra) per il diffondersi della demonologia inquisitoriale, che copriva le tradizioni locali sotto il velo uniformante delle proprie teorie. Come per il Noce di Benevento in Italia, molte streghe tedesche confessavano di essersi recate in volo sul Blocksberg e di avervi celebrato il sabba.


Francia

Il nesso con l'eresia appare evidente in uno degli episodi più significativi della "caccia alle streghe" francese, la cosiddetta vauderie d'Arras dove, agli inizi della seconda metà del Quattrocento, un eremita era stato condannato per stregoneria e, prima di morire, aveva confessato di aver avuto dei complici. Arrestati e sottoposti a tortura, anche questi finirono per confessare lo stesso crimine, denunciando a loro volta altre persone.
La "caccia" cominciò dunque a profilarsi in tutta la sua drammaticità, coinvolgendo un numero sempre più alto di imputati. Chiamati "valdesi" (vaudois) come gli eretici del passato, essi venivano accusati di formare una setta criminale al servizio del demonio, che incontravano nel corso di riunioni notturne alle quali giungevano in volo, a cavallo di piccoli bastoni, dopo essersi cosparsi di unguento magico. Durante il sabba rinnegavano la fede cristiana e prendevano l'impegno di commettere ogni genere di nefandezza, come diffondere epidemie o rendere infecondi i campi e sterili gli uomini e le donne.




Spagna

A lungo la Spagna è stata perseguitata da una leggenda "nera": culla dell'Inquisizione, sarebbe stata per questo sede privilegiata di efferatezze contro ebrei e streghe. In realtà, analisi più accurate e mondate degli antichi pregiudizi hanno dimostrato come fu proprio l'organizzazione inquisitoriale a salvare il paese dalle esplosioni incontrollate di violenza che altrove condussero i poteri periferici, privi di riferimenti "centrali" a esercitare la giustizia con abusi e dispotismo.

La Spagna, pur non esente dalla mania antistregonica, registrò un uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime molto basso, se paragonato all'Europa centro-settentrionale: i tribunali erano infatti piuttosto restii a comminare la pena capitale, preferendo generalmente condanne più blande. Inoltre, le accuse erano sempre più simili a quelle tradizionali di magia, piuttosto che di stregoneria per così dire "moderna", cioè corredata di patti e omaggi demoniaci, volo magico, sacrifici di bambini e altro.
Isole britanniche

L'Inghilterra conobbe il suo periodo peggiore nel quarto decennio del Seicento - cioè, non casualmente, negli anni dell'intollerante e cruenta rivoluzione di Cromwell - a causa della terribile "caccia" scatenata da Matthew Hopkins, il Witch Finder General: in questa occasione le esecuzioni furono centinaia.

Le persecuzioni di quegli anni si distinsero non soltanto per la particolare crudeltà con cui furono condotte, ma anche perché introdussero nei procedimenti inquisitoriali elementi demonologici simili a quelli continentali, in altre occasioni praticamente assenti dal panorama inglese.

Nelle lande più remote di Scozia e Irlanda, dove le antiche credenze avevano tenacemente resistito, emergono tracce di miti celtici: vi si narra di creature simili agli elfi, esseri che popolano il mondo infero. La demonizzazione di queste figure condotta nel corso di secoli di cristianizzazione non ne aveva occultato del tutto la memoria, come si evince dalle testimonianze rese da streghe e stregoni nel corso di numerosi processi.


Stati Uniti

Il New England della fine del Seicento difficilmente può essere considerato un luogo extraeuropeo, dati i forti legami culturali che i coloni conservavano con la propria terra d'origine. Tuttavia, è anche vero che la stregoneria vi assunse caratteri suoi propri, che gli conferivano un segno per certi versi differenziante, come mostra il caso di Salem; tali elementi sono l'ingresso, sia pur marginale, di personaggi latori di una cultura "altra" rispetto a quella europea (in questo caso due schiavi di origine caraibica), e il particolare tipo di comunità - chiusa, ossessionata da preoccupazioni demoniache - che i puritani avevano creato nel New England; difatti, in altre regioni americane la "caccia alle streghe" fu pressoché assente. A scatenare il caso contribuì molto lo smodato interesse che percorreva la comunità - già colpita da forti tensioni socio-economiche - per i trattati in materia di stregoneria e di possessione. Intorno al 1691 alcune ragazzine avevano tentato esperimenti di divinazione; successivamente erano state colte da turbe e strane visioni, che gli adulti interpretarono come causate da malefici; dietro indicazione delle stesse giovani vennero incarcerate tre donne. Ma i fenomeni non cessarono con i primi arresti, e anzi le denunce finirono per coinvolgere oltre un centinaio di persone. Molte furono le condanne a morte, interrotte solo dall'interessamento alla vicenda di alcuni pastori che - mossi da considerazioni giuridiche sull'inadeguatezza dei procedimenti osservati - misero fine alle persecuzioni.
Nel 1999 il successo del film The Blair Which Project di Dan Myrick & Eduardo Sanchez ha risollevato l'interesse per una leggenda di fine Settecento: la strega di Blair
Questa la cronologia: febbraio 1785 - nel villaggio di Blair, Elly Kedward è accusata di aver adescato alcuni bambini per usarne il sangue. Processata, è giudicata rea di stregoneria e bandita dal villaggio durante un inverno particolarmente rigido e pertanto ritenuta morta. Quello stesso inverno tutti gli accusatori di Elly Kedward, insieme a metà dei bambini, scompaiono misteriosamente. Gli abitanti di Blair credono sia la maledizione della strega e abbandonano la cittadina. Nel 1809 viene pubblicato un libro, "The Blair Witch Cult", che racconta di una città su cui grava la maledizione di una strega. Nel 1941 viene impiccato, dopo un processo sommario, Rustin Parr reo confesso dell'uccisione di diversi bambini scomparsi negli anni precedenti. Parr dichiara di aver commesso gli omicidi per obbedire alla voce di "una vecchia".



Il "Malleus Maleficarum"

Nel 1486,due domenicani, scrissero e pubblicarono quello che ancora oggi resta probabilmente il più noto e citato tra i moltissimi trattati sulla stregoneria: il Malleus maleficarum (il Martello delle streghe), diviso in tre parti.
Una prima parte afferma la necessità di credere nella setta delle "maleficas", che hanno stretto un patto col demonio, la seconda suggerisce i possibili mezzi di difesa mentre la terza è tutta dedicata alla procedura con cui si devono perseguire i sospetti.
La netta prevalenza femminile tra i perseguitati dall'accusa di stregoneria è l'aspetto più appariscente del fenomeno. Un fatto questo che attesta da sé la violenta misoginia del trattato.


dal Malleus Maleficarum:

"Ma poiché ai giorni nostri la perfidia si riscontra più spesso nelle donne che negli uomini, come l'esperienza ci insegna, noi, cercando di stabilirne meglio la causa, possiamo affermare, completando quello che è stato detto: poiché esse mancano di forze sia nell'anima che nel corpo, non c'è da meravigliarsi se cercano di stregare chi odiano. In quanto all'intelligenza e alla comprensione delle cose spirituali, esse sembrano appartenere ad una, natura diversa da quella degli uomini - è un dato comprovato dall'autorità della ragione e che trova molti esempi nella Scrittura. Terenzio dice: 'Le donne sono da paragonarsi a dei bambini per l'inconsistenza del pensiero". E Lattanzio nelle sue Istituzioni: 'Eccetto Temesti, forse che una sola donna ha appreso la filosofia?". [...]
In realtà la ragione naturale consiste nel fatto che è più carnale dell'uomo: lo si vede dalle sue molte perversioni. D'altra parte c'è come un difetto di origine nella creazione della prima donna, poiché è stata fatta con una costola curva, una di quelle del busto, ritorta e come opposta all'uomo. E da questo difetto deriva che, essendo un animale imperfetto, essa inganna. [...] Ancora lo si è constatato nel caso della prima donna, che per natura aveva una fede più debole; [..] L'etimologia del nome, del resto, lo dimostra: foemina viene da fe [fede] e minus [minore], perché sempre essa ha ed è capace di conservare minore fede. [..]
Infine per quello che riguarda il desiderio carnale del loro corpo: dove provengono tanti degli innumerevoli mali della vita umana? A buon diritto possiamo affermare con Catone l'Uticense: "Se il mondo potesse esistere senza donne, noi non vivremmo lontani dagli dei".
A partire dalla pubblicazione del Malleus il contenuto fondamentale [della costruzione stregonesca] non mutò mai. Non vi furono innovazioni, ma nemmeno alcun declino. Esso [Il Malleus] costituì un mostruoso serbatoio teorico del quale si nutrirono le persecuzioni successive.

Trevor-Roper, Protestantesimo

Le streghe nella letteratura

I racconti sulle streghe offerti dalla letteratura antica sono innumerevoli. Nell'Arte poetica Orazio parla di Lamiae che mangiano i bambini e poi ne restituiscono i corpi apparentemente intatti, ma internamente svuotati. Ovidio racconta nei Fasti di donne-uccello che insidiavano la vita degli uomini e dissanguavano i bambini. Non meno orrifica la magia della Medea di Seneca che "sminuzza le erbe micidiali, spreme la bava velenosa dei serpenti, vi mescola uccelli sinistri ..." , mentre due delle più belle descrizioni delle streghe quali esseei metamorfici ci vengono dal Satyricon di Petronio e dall'Asino d'oro di Apuleio.

Le streghe del Macbeth
Nel calderone delle tre streghe che predigono il futuro a Macbeth viene utilizzato ogni genere di elemento attinto dal mondo naturale, ma anche da cupi sacrifici umani, come vogliono tanto la tradizione antica, quanto quella moderna.
E' interessante notare come Shakespeare colleghi le sue streghe a una natura pagana e non invece a Satana; un dato in cui è forse possibile leggere la sua estraneità rispetto alla demonologia ufficiale.

ACT 1
SCENE A

(Thunder and lightning. Enter three Witches)

First Witch When shall we three meet again In thunder, lightning, or in rain?
Second Witch When the hurlyburly's done, When the battle's lost and won.
Third Witch That will be ere the set of sun.
Atto primo
Scena prima.

(Una radura. Tuoni e lampi. Entrano tre streghe.)

Prima strega: Quando ci rivedremo noi tre? Tra tuoni, lampi o raffiche di pioggia?
Seconda strega: Quando il tumulto sarà finito e la battaglia vinta e perduta.
Terza strega: Avverrà prima che il sole tramonti.

Shakespeare, Macbeth
Il Faust
Il tema contrale del Faust, ossia il patto tra uomo e demonio, ha un modello antico nella leggenda greca di Teofilo. La storia di Faust invece - nata forse nel Quattrocento - è stata poi arricchita dalla straordinaria fantasia di Goethe con l'inserimento di temi tratti dal folklore germanico e dalla tradizione classica.La strega di Goethe e una schiava del demonio che rimescola intrugli nel suo calderone, spicca il volo dal camino e vive circondata da gatti mammoni. Nella Notte di Walpurga, invece, Goethe mette in scena l'ascesa al Blocksberg e il sabba che ne segue, illustrato con ironia a Faust da Mefistofele in persona.

Il crogiuolo
La vicenda delle persecuzioni di Salem è testimoniata in tanti lavori (letterali, teatrali e cinematografici) che a quei fatti si sono più o meno liberamente ispirati. Su tutti svetta il dramma teatrale Il crogiuolo, pubblicato da Arthur Miller nel 1953. Il drammaturgo statunitense non ripercorre pedissequamente le vicende di Salem, ma le adatta alle proprie esigenze narrative proponendo Salem come metafora della vita politica e sociale nell'America della guerra fredda, il periodo in cui la coddetta "caccia alle streghe" del senatore J. Mc-Carthy aveva messo sotto accusa la condotta e la fedeltà al Paese del mondo intellettuale.


La strega sullo schermo
Di caratura superiore alla media dei film contemporanei è Il settimo sigillo (1956) di Ingmar Bergman dove, in una società medievale sconvolta da guerre, carestie e fanatismo, alla giovane contadina accusata di essere una strega non rimane che invocare Satana.
Roman Polanski in Rosemary's baby (1968) racconta di una donna posseduta dal demonio, in un'atmosfera allucinante e allusiva di grandissimo effetto mentre, tre anni dopo, riporta in scena le streghe shakespeariane in un feroce Macbeth.


Questi testi sono tratti da:
Le streghe - Atlanti universali Giunti
Nuove prospettive storiche -1- Editrice la Scuola (La stregoneria in Europa)
Immagini tratte da: (dall'alto)
San Gerolamo scrivente, Caravaggio, 1606
Le tre streghe, Fussli,
Divina Sapienza, Andrea Sacchi,
La Vecchia, Giorgione, 1580-10
Morte di Lucrezia, Guido Cagnacci

STREGHE STORIA E MITO

Il mito della strega

Il mito della strega nasce fin dagli albori del mondo. Storie di streghe venivano già raccontate prima, che fosse inventata la scrittura.
Molto probabilmente la prima maga, forse la più antica della letteratura, è la famosa "Maga Circe" che compare nell'Odissea... le streghe più famose della letteratura sono di certo le tre streghe del Macbeth di Shakespeare.
Nel medioevo però, per convinzione o ignoranza molte donne restavano legate alle vecchie credenze precristiane.
Il mito della strega dilaga tra il popolo, così, pratiche magiche relative alle tradizioni pagane antiche, continuarono a restistere ed a prosperare fra la gente comune e non…
Inizialmente le loro azioni furono tollerate anche perche' la magia nera era considerata solo una superstizione, ma con l'affermarsi di una dottrina ecclesiastica ben definita ( con la caduta dell' impero romano, il cristianesimo divenne a poco a poco la religione dominante in tutta Europa ), queste donne venivano sempre piu' considerate pericolose dalla Chiesa cattolica, che, convinta che queste credenze fossero ispirate dal diavolo, scatenò uno spietato attacco contro qualsiasi accenno di stregoneria o magia.
Così iniziarono le persecuzioni che si potrassero dal XV secolo al XVIII secolo.
Migliaia di donne, uomini, bambini e bambine... per non parlare degli animali furono torturati e giustiziati, spesso in base a false prove e accuse fabbricate.

Etimologia della parola strega

Megere mangia bambini, fatali donne sessualmente attraenti, misteriose creature della notte, pericolosi limiti fra il visibile e l'invisibile, sataniste dai morbosi gusti sessuali, fanciulle plagiate o vampire volanti le streghe sono sempre esistite nelle paure moderne e antiche. Altrettanto arcaica è però la loro accezione più ottimista: sciamane, prevegenti, curatrici, strateghe, sacerdotesse, donne-medicina, erboriste, illuminate, sagge.
Il termine italiano strega deriva dal latino strix, uccello notturno, che con il tempo divenne strega. Le streghe nella nostra cultura sono persone capaci di fare incanti, legature e fatture in grado di far piovere, nevicare o grandinare se non di piegare il volere delle persone a loro piacimento.
La parola witch, strega in inglese deriva invece da wicce, poi wicca, che significa saggia.
Quindi le streghe nordiche non sono prevalentemente incantatrici ma sciamane e consigliere, temute e rispettate magari ma sempre di buon augurio (in Irlanda si diceva che se le streghe ballavano il Sabbah su un campo questo avrebbe avuto buon raccolto, in Italia che le messi sarebbero bruciate o marcite).
Identikit della strega

Le prime, quelle dell' accezione italiana, affliggono e torturano gli esseri umani, le bestie, le mandrie con ogni sorta di crudeli tormenti esterni ed interni. E con bocca sacrilega rinnegano perfino quella stessa fede che hanno ricevuto con il battesimo. Hanno il sangue e le gengive blu, hanno i piedi a papera e odiano indossare le scarpe, portano grandi parrucche e cappelli in quanto sono calve, portano i guanti per mascherare le unghie lunghe. Esse sono esseri putridi e schifosi camuffati da donna che si aggirano per le case in cerca di bambini succulenti e ottimi da mangiare,..almeno così venivano definite.

Le streghe buone

Si diceva fossero belle donne o buone vecchine assai sagge ed esperte conoscitrici di erbe e rimedi naturali. Di loro si racconta che fossero ben disposte verso le fanciulle di animo buono e puro, alle quali confidavano segrete tecniche amorose, e che reagissero con ogni genere di dispetti solo se venivano in qualche modo offese. Donne mortali, entìtà fatate o Dee, le streghe apparivano in svaríate sembianze, a volte lacere e vestite di stracci, oppure indossando sobri ma graziosi abiti da contadine, oppure ancora vestite di abiti leggeri e colorati, gli stessi, sembrerebbe, che indossavano le Fate.

Come gli uomini di quel tempo ci descrivono queste donne?

Le streghe erano donne legatissime al Diavolo, che mandavano maledizioni e lanciavano fatture. Il loro mezzo di trasporto era la scopa, con la saggina rivolta in avanti ( e non dietro come le si rappresenta). Il loro animale era il gatto nero. In notti stabilite, come quella di Halloween, si riuniscono nei Sabba, diabolici congressi in cui le streghe ballano in cerchio prendendosi per mano oppure ballano in coppia. La loro bellezza venne col tempo sempre più negata, fino all'odierna idea di bruttezza, e le loro arti tanto confuse e fraintese che di loro non rimase altro che 1'immagine di vechie megere che volavano in groppa alle scope, che si trasformavano in animali e che passavano il tempo a mescolare strani intrugli in vecchi calderoni.

Gli arnesi della strega...





LA SCOPA

Il senso dell'uso della scopa da parte delle streghe che, come si diceva, erano le custodi degli antichi riti, potrebbe forse ricollegarsi a quanto la scopa rappresentava nei tempi antichi. Simbologicamente infatti essa era segno e simbolo di potenza sacra tanto che negli antichi templi spazzare il pavimento aveva il significato di pulire il suolo dagli elementi esterni intervenuti a sporcarlo e poteva essere fatto solo da mani pure. Nel caso delle streghe poi, essendo usata per volare altrove, poteva rappresentare anche il mezzo di collegamento tra i due mondi, quello profano e quello sottile e sacro. Anche nelle leggende alla scopa, al bastone e alla bacchetta, che parrebbe la stessa delle fate, erano attribuiti poteri assai grandi. In Valcamonica ad esempio, si racconta che le streghe conoscessero un incantesimo che trasformava le loro scope in cavalli e che sopra quelli raggiungessero la cima del Tonale ove tenevano i loro conciliaboli. Quand'erano tutte riunite si diceva fossero più di millecinquecento.

IL FAMIGLIO

Altrettanta importanza era data, nelle leggende, al "famiglio". Questi era un animale che accompagnava sempre la strega, a cui lei chiedeva consiglio, ed il loro rapporto era così stretto ed insolubile che la strega, a volte, poteva assumerne le sembianze e diventare lei stessa il famiglio. Tutte le streghe trattavano il loro famiglio con grande cura, senza contrariarlo od offenderlo, perché si diceva che quella creatura avesse poteri non di questo mondo e che senza il suo aiuto la strega si sarebbe ridotta a divenire un comune essere umano. La tradizione popolare vedeva i famigli come dei folletti a cui venivano di sovente attribuiti caratteri diabolici. Molte sono anche le leggende che raccontano di come le streghe sapessero assumere, a loro piacimento, aspetto animale. Le streghe, anche quando non erano viste direttamente in veste di animali, erano comunque considerate loro custodi, così come erano custodi di boschi, sorgenti, montagne e grotte considerate sacre e le proteggevano dall'invadenza umana, non risparmiando a tale scopo nessun mezzo. E' probabíle che 1'aspetto tremendo per cui sono ricordate in alcune leggende venisse assunto proprio per la difesa di ciò che per esse era sacro.

IL CALDERONE

Nelle antiche raffigurazioni, le streghe sono rappresentate accanto ad un misterioso calderone nel quale girano e rigirano un grosso mestolo e dove il fuoco arde dentro anziché fuori. In molte leggende si dice che, nel calderone, preparassero filtri e pozioni magiche i cui terribili ingredienti venivano spesso elencati con dovizia.

Le riunioni

Si riunivano segretamente in qualche luogo e si racconta che, per il resto del tempo, conducessero una vita del tutto normale come madri di famiglia e contadine. Le streghe si radunavano un po' ovunque. Molti sono infatti i laghi, i boschi, le caverne e i massi detti "delle streghe". Presso Esino (CO) si racconta di un bosco di noci in cui si radunavano le donne fatate per partire si cospargessero il corpo con unguenti dalle straordinarie virtù e recitassero formule magiche. Proprio perché le streghe erano ancora legate agli antichi rituali, vennero definite, da chi tali rituali non condivideva, come "donne possedute dal diavolo" e i loro gioiosi e misteriosi convegni come manifestazioni oltraggiose e peccaminose

Chi era l'uomo presente nelle riunioni?


Nei racconti relativi alle adunanze delle streghe si parla spesso, oltre che della presenza di animali, anche della presenza di una figura maschile innanzi alla quale esse danzavano e a cui rendevano omaggio. Tale figura assumeva spesso 1'aspetto di un caprone e ciò riporta alla mente quelle antichissime raffigurazioni rupestri dove una figura maschile con le corna è circondata da donne che paiono danzare. Per i cristiani poi, il personaggio maschile in forma d'animale divenne il Diavolo

Il sacrificio delle vergini

Si racconta che, le streghe andassero a caccia di prede belle, giovani e pure: fanciulle che venivano rapite dal mondo degli uomini per essere condotte in quello delle armonie, offrendo loro la possibilità di sacrificarsi, ovvero, nel senso letterale della parola, di "rendersi sacre".

I sabba delle streghe

Era opinione comune che i sabba fossero occasioni importanti, in cui le streghe incontravano il diavolo per adorarlo, ricevere istruzioni ed abbandonarsi a orge di ogni genere.
Migliaia di donne affermano di avervi preso parte, quando stavano invece dormendo nei loro letti. Le confessioni venivano estorte con la tortura.
Alcune donne confondevano le proprie fantasie e paure con la realtà, altre volevano vendicarsi di qualcuno. Spesso un'imputata era costretta a denunciare altre partecipanti al sabba.
Le descrizioni di ciò che vi accadeva erano molto varie, ma la sostanza era abbastanza costante.
Le streghe si recavano al sabba con mezzi dei trasporto magici, spesso a cavallo di manici di scopa. Giuravano fedeltà al diavolo, riferivano sulle loro attività malefiche, poi banchettavano, danzavano e si abbandonavano a licenziosità di ogni genere.
Pierre de Lancre, il grande cacciatore di streghe francese dell'inizio del XVII secolo, riportò molte descrizioni di feste orgiastiche nelle provincie basche. Lì le streghe praticavano anche il vampirismo sui bambini, violavano le tombe e divoravano i cadaveri. Altrove predominavano il sacrilegio e la bestemmia: le ostie venivano profanate in tutti i modi possibili.
Si riteneva che il sabba si svolgesse regolarmente il 31 ottobre, il 30 aprile e ognuna delle quattro festività pagane che erano assorbite nel cristianesimo. Il numero dei partecipanti era lasciato alla fantasia dei cacciatori di streghe.
Le streghe a Venezia non andavano al sabba, si limitavano a invocare il diavolo per ottenere l'amore. Perciò niente roghi o torture nei processi dell'Inquisizione, ma molte storie di vita quotidiana.

Cosa pensava la chiesa a riguardo della stregoneria

1)Gli stregoni rinnegano Dio
2) Adorano il Diavolo
3) Gli consacrano i loro figli
4) Gli sacrificano, nel sangue, i loro figli
5) Consacrano i loro figli a Satana quando sono nel ventre materno
6) Si pongono al servizio di Satana
7) Giurano nel nome del Demonio
8) Commettono incesti
9) Uccidono e fanno bollire le loro vittime per mangiarle
10) Mangiano gli impiccati
11) Fanno morire il bestiame e bruciare i raccolti
12) Sono schiavi del Diavolo

Nessuna religione, si è mai permessa di mettere in dubbio la possibilità che una o più divinità concedessero ad alcuni individui poteri "occulti" ma allo stesso tempo nessuna ha mai accettato l'uso di pratiche o rituali che non si confacessero a quelli comuni.
Vediamo quali furono I provvedimenti presi dalla Chiesa nei confronti della Stregoneria:

1) Uccide la gente, la massacra con la tortura, la brucia viva
2) Trasforma Dio in un Tribunale assassino, senza avere MAI avuto per le mani un riscontro tangibile di bambini sacrificati, di gente bollita o avanzi di essa.

Inquisizione

Le zone dove, tra il XV e il XVII secolo, si tennero più processi per stregoneria furono: Francia meridionale, Alpi occidentali italiane, Germania e Diocesi di Como; tutti luoghi che nel Medioevo erano stati interessati da fenomeni di eresia, e quindi da una forte attività degli inquisitori. In generale l'Italia meridionale venne toccata solo marginalmente dalle persecuzioni contro le streghe e forse per questo molte credenze e leggende sulla stregoneria sono arrivate fino ad oggi.
Fino alla seconda meta' del XII secolo l' eresia non era considerata un vero e proprio problema dalla chiesa. Questa infatti reagiva al problema tramite sistemi di repressione basati sulle presunte verita' predicate dalla religione cattolica. Nella seconda meta' del XII sec. , sotto la guida del papa, venne creata l' Inquisizione , ossia una misura di difesa da parte della chiesa atta a tenere sotto controllo " eresia " che stava dilagando tra il popolo mettendo in serio pericolo la posizione della chiesa cattolica.

Perchè si inquisiva una "presunta" strega

Acquazzoni con scariche di grandine erano attribuiti all'operato di streghe e maghi, lo stesso per le malattie del bestiame. Le antiche danze dei pagani nella foresta, la loro simbiosi con le forze della natura, i sabba cui si recavano per riunirsi, divenire tutt'uno con la terra stessa, il bacio all'ano del caprone poiché alla base anale è il Serpente Kundalini, le pomate per ungersi il corpo, le streghe che cavalcavano la scopa onde rappresentare il simbolo di erezione fallica creatrice , erano praticate nei rituali fatti dalle streghe. La gente iniziò ad accusare il proprio simile di stregoneria. Per un marito cornuto la vendetta più sublime era quella di raccontare al prete del paese che la propria moglie si era alzata di notte per recarsi al sabba e la poveretta veniva arrestata, torturata fino ad ammettere le proprie colpe e a trascinare altra gente innocente nell'inchiesta. Mica la perdonavano poi! La bruciavano in piazza davanti ai fedeli. Questo era il destino dei cristiani, di maghi e streghe vere, degli erboristi e degli scienziati.

Caccia alle streghe

In Italia nel 1400 vi è il maggior numero di roghi, ma la stregoneria si sviluppa ugualmente; a Como in 140 anni bruciano 30.000 streghe!
Per almeno tre secoli in tutta Europa le streghe portano le colpe di tutte le disgrazie del genere umano. A Ginevra ne muoiono 500 in tre mesi, a Wurtzburg 900, a Tolosa 400 con un solo processo, Remy, giudice di Nancy, si vanta di aver arso in 16 anni 800 streghe (è un giudice laico in concorrenza con gli ecclesiastici e quindi abile nell'ardere molti religiosi), in Slesia nel 1651 ne ardono 200, in Erbipoli 158 tra il 1627 e il 1629, Enrico IV fa 600 vittime solo nella provincia di Labour, ma è la Spagna che conosce le maggiori crudeltà.
Gia' papa Alessandro V , prima di Innocenzo VIII, aveva dichiarato che le streghe dovevano essere perseguitate perche' eretiche: ricordiamo l'eroina Giovanna D'Arco che parti' a capo di un piccolo esercito per salvare la citta' d'Orleans dall'assedio e che fu definita una strega perche' vestiva abiti da uomo e dichiarava di udire le voci di Dio e degli angeli.
A volte la condanna è immediata, si basa su un sospetto; in altri casi prima del rogo c'è il processo che si svolge con torture atroci che portano a due possibili sentenze: di assoluzione perché se l'accusata resiste è una santa o di accusa perché insensibile quindi sposa del demonio.
Una volta accusate per queste donne non c'era piu' scampo; esse venivano sottoposte ad un processo ingiustissimo che non dava loro nessuno spiraglio di salvezza.

Condanne e torture

Se la donna catturata era una donna dissoluta era accusata proprio per questo; se invece conduceva una vita onesta era accusata perche' le streghe erano abili a fingere e per nascondersi usavano simili trucchi.
Se durante le torture la donna era impaurita, questo era simbolo di colpevolezza, se invece restava calma era perche' la stava aiutando il Diavolo.
Insomma in qualunque modo la donna si comportasse c'era un motivo che la legava al Diavolo e ai malefici: doveva essere colpevole.
Note sono anche le torture che a queste donne venivano praticate: per farle confessare "bastava" strapparle i seni con delle tenaglie roventi ; si poteva verificare la loro natura anche immergendole per dieci minuti sott'acqua, se non affogavano erano streghe e venivano bruciate sui roghi.
Per stabilire la colpevolezza della strega l'inquisitore dispone di un'ampia tipologia di prove e presunzioni. Esistono numerose prove per stabilire se l'incriminata è veramente una strega. Una delle più usate è la prova dell'acqua. Diretta discendente dell'ordalia medievale, la prova dell'acqua è unanimamente considerata un mezzo infallibile per stabilire la colpevolezza dell'accusata. Tale prova consiste nell'immergere la presunta strega nell'acqua di un fiume, di uno stagno o di un canale, talvolta legata a una grossa pietra. Se la donna galleggia, significa che il demonio desidera salvare una sua adoratrice. La donna è dunque colpevole di commercio diabolico e viene subito giustiziata. Se invece l'accusata va a fondo e annega, allora viene ritenuta innocente.
Le torture inflitte variano a seconda del periodo storico e dei luoghi. Un esempio di tortura assurda era quella dell'acqua ingurgitata... l'accusata o l'accusato, incatenata mani e piedi ad anelli infissi nel muro e posata su un cavalletto, è costretta a ingurgitare più di NOVE litri d'acqua, e ancora altrettanti se il primo tentativo non risulta convincente, per un totale di DICIOTTO litri e mezzo.

Testimonianze

Processo alla Grosse Francoise

Sabato 5 giugno 1598, a Coiriéres, la figlia Louise di Claude Maillat e Humberte di Perdy che aveva otto anni venne colpita da un male alle ossa tanto che la bambina era costretta a camminare a carponi. Il male progredì ed i genitori si convinsero che la figlioletta fosse posseduta dal Diavolo. Venne chiamato un prete al quale la bambina dovette rivelare i grandi nomi di chi la possedeva. Cosa poteva rispondere la bambina ad un prete autoritario che le chiedeva dei nomi? Rispose che era posseduta da: Gatto, Lupo, Cane e Asino. Le fu chiesto allora chi le avesse infilato dentro questi demoni e la piccola rispose col nome di un'amica di famiglia: Francoise Secrétain, detta la "Grosse Francoise" di 58 anni. Venne subito arrestata, negò in maniera assoluta ma in seguito debitamente torturata per porre fine alle sue atroci sofferenze confermò tutto, anche di avere visto Satana in una gallina. Eccitato l'Inquisitore la fece pungere con aghi in tutto il corpo onde trovare il "Signum Diabolicum" cioè il marchio di Satana, una parte del corpo insensibile al dolore che gli inquisitore doveva scovare facendola torturare in tutte le parti più intime onde stabilire quale fosse la parte insensibile. Quand'era mezza morta senza più fiato per gridare allora la parte fu trovata. Inutile dire che fu anche bruciata viva.




CONDANNA AD Adrienne d'Heur

Come prova di queste torture, torniamo indietro nel tempo... ora siamo alla fine del 1645: Adrienne d'Heur di circa sessant'anni, vedova di Pierre B. , orafo di Monthèliard, vive di un piccolo commercio, ma il suo comportamento sessuale è giudicato anticonvenzionale. Sua madre e altri parenti sono stati sospettati di stregoneria. Il 10/08/1646 è condotta in carcere. L'interrogatorio comincia il 14 agosto. 32 testimoni depongono contro di lei. I giudici le domandano se crede all'esistenza delle streghe. La domanda in realtà è una trappola , se risponde NO significa di fatto negare l'esistenza del diavolo, in nome del quale agiscono le streghe, una risposta che sarebbe subito tacciata di eresia. Rispondere SI vuol dire suscitare immediatamente l'altra domanda: "Quali streghe conoscete e come le avete conosciute?". La donna risponde con molta prudenza affermando che, secondo le S. Scritture esistono e che sono persone che non pregano Dio, che fanno morire gli altri. "Pensa che le streghe uccidano i bambini?": "L'hò sentito dire ma forse è solo fantasia". "Possiede dei libri di stregoneria?": la donna risponde che non sa leggere , ma ammette di avere nella sua bottega un libro relativo alla streghe. Durante il primo interrogatorio l'accusata non versa una lacrima. Il secondo giorno commette una grave imprudenza: risponde che, se le trovassero un segno, riconoscerebbe di essere una strega. Il terzo giorno continua a negare. Dopo un giorno di interruzione, al quarto interrogatorio l'avvertono che se si ostina a negare si dovrà ricorrere alla tortura. Il quinto giorno la donna continua a sostenere la sua innocenza. Nei giorni successivi è messa a confronto con alcuni testimoni. I giudici le ingiungono di confessare i suoi delitti, che le vengono elencati:

1) L'improvvisa morte di un bambino che aveva ricevuto dalle sue mani un pezzetto di pane.
2) La fulminea cecità di un uomo, di una donna e di un bambino.
3) L'esaurimento del latte di una mucca.
4) La morte di un cavallo.
5) Il tentativo di un sequestro di un bambino.
6) Di introdursi di notte in alcune case, attraverso le porte sprangate, e di fare un baccano infernale.
7) Apparire ad alcune persone minacciandole.
8) Assumere le sembianze di un gatto.


L'accusata continua a dichiarare la sua innocenza e non vuole giurare il falso. Il 31/08/ 1646, nuda fino alla cintola, viene sottoposta alla visita e punta in ogni parte del corpo con una spilla d'argento, alla fine si trova proprio in mezzo alla schiena, un pò più in basso delle spalle, un punto in cui la spilla può essere conficcata senza che la donna manifesti alcun dolore, nè che esca una sola goccia di sangue.
La donna nega che sia il marchio di Satana. Venne sottoposta alla tortura. Con le mani legate dietro la schiena, sospesa per un quarto d'ora continua ad affermare la sua innocenza. Ma il due settembre dopo più di tre settimane di prigione e di sofferenza confessa spontaneamente di essere una strega, racconta di tutto pur che si smetta con le torture. Il due e il quattro settembre assiste alla lettura della sua confessione e la conferma. Condannata, viene giustiziata l'11 settembre.
Ritorniamo tristemente al mondo d'oggi e cerchiamo di capire... la confusione tra il sapere tradizionale e potere magico rendeva molto vulnerabili le donne che conoscevano le proprietà medicinali delle piante, e per quanto riguarda le torture, se l'accusato confessava sotto tortura, bisognava che rinnovava la confessione dopo 24 ore, in un luogo diverso; se questi ritrattava, allora era di nuovo sottoposto alla tortura.

Anna Marcaccioli Castiglioni, Streghe e roghi nel ducato di Milano. Prefazione di Fabio Minazzi. Milano,Thélema, 2000.
di Elena Urgnani

Le platee cinematografiche quest'anno si sono commosse di fronte al bel film di Paolo Benvenuti Gostanza da Libbiano, storia patetica di una povera donna, un'anziana contadina con conoscenze di erboristeria, accusata dall'Inquisizione di essere una strega e torturata senza pietà, fino a confessare ciò che non ha mai commesso pur di porre un limite alle sue sofferenze. La sua ammissione risulta tuttavia così incredibile, che l'inquisitore stesso dubita del risultato e decide di rimandarla libera, pur con la proibizione di esercitare la sua arte, e di continuare a risiedere nel villaggio.
Il film narra in effetti una della rare storie "a lieto fine" di questo tragico capitolo nella storia europea che fu la caccia alle streghe, un fenomeno che risulta difficile valutare, anche per la deliberata distruzione delle fonti storiche primarie. Così come altrove infatti, il grande archivio dell'Inquisizione dello Stato di Milano, un tempo conservato presso Santa Maria delle Grazie, fu consapevolmente dato alle fiamme, nel giugno 1788. Soltanto sporadicamente riaffiorano talvolta dagli archivi privati fascicoli che per un'imperscrutabile coincidenza di eventi erano stati "dimenticati" fuori dall'archivio. E' appunto il caso di questo fascicolo del Processus strigiarum, concernente la vicenda delle "streghe" di Venegono Superiore, interessante proprio per la "banale quotidianità" dei fatti che racconta, in questo caso infatti l'inquisizione non colpisce figure eminenti o intellettuali dissenzienti, ma donne e uomini del popolo, persone comuni. Come nota giustamente Minazzi nella sua prefazione, "questi scritti documentano analiticamente una prassi inquisitoriale che costituiva norma consuetudinaria in una società repressiva e intollerante, ma non ancora ristrutturata in senso decisamente controriformista".
Il 1520, anno in cui si svolge il processo, anticipa di alcuni decenni l'inquisizione moderna, quella che a partire da Sisto V diverrà la "Congregazione della Santa Inquisizione dell'eretica gravità", che avrebbe ristrutturato la tradizionale inquisizione medievale in nuove strutture centralizzate, più funzionali alla lotta contro l'eresia. In queste pagine è invece possibile riconoscere e ricostruire il funzionamento di un organismo di controllo sociale, politico e religioso che ha contraddistinto, nei secoli, la vita dei contadini cattolici in terra lombarda.

Il processo inquisitoriale si delinea dunque nei suoi elementi fondamentali: l'inversione dell'onere della prova, l'idea che l'accusato non abbia il diritto di essere giudicato dai propri pari, la segregazione e la tortura psicologica e fisica quale prassi procedurale, un iter giudiziario che non consente la difesa, poiché chiunque osasse difendere un sospetto sarebbe divenuto a sua volta sospettato.
Il libro si configura quindi come una sorta di resistenza attiva al revisionismo, dilagante in questo settore, che pretenderebbe di presentare un'improbabile inquisizione "dal volto umano", molto clemente e sempre evangelicamente indulgente, quando non addirittura baluardo a difesa della discrezionalità del potere civile. La pervasività di questa "nuova" vulgata edulcorata è del tutto visibile e scoperta nelle opere di contenuto didattico, destinate alle scuole, come il volumetto di Marina Montesano Le streghe (Firenze, Giunti, 1996).
Un'altra inquietante tesi viene avanzata nell'introduzione: quella di un perdurare nel nostro sistema giudiziario di alcuni meccanismi tipici del processo inquisitoriale, laddove per esempio il tribunale italiano ha reintrodotto nella sua prassi istituzionale il ruolo e la figura del "pentito", "una classica figura inquisitoriale, del tutto legata ad un ambito morale e personale che, in tal modo, contamina e stravolge l'intero iter giuridico del processo.

Quanto al libro vero e proprio, di esso vorrei notare innanzitutto l'estrema leggibilità, un pregio non da poco in questo genere di studi scientifici, resa possibile dall'agile organizzazione dei capitoli, brevi e sintetici, che inquadrano gli avvenimenti e sono premessi alla vera e propria ripubblicazione degli atti del processo: "Storia di quanto accadde a Venegono Superiore nel 1520", "Inquisitori e autorità ecclesiastiche e civili", etc. Alla accurata descrizione del fascicolo si accompagnano poi alcune schede monografiche, una per ogni protagonista di questo processo, che si chiude con la condanna a morte tramite il fuoco di sette donne, di cui sei vive e una morta. L'unico uomo accusato, figlio e fratello di una di loro, riceve una pena più mite: l'esilio. Per ognuna ed ognuno dei protagonisti vengono descritti lo stato sociale, le accuse e il comportamento tenuto durante il processo. In genere dagli interrogatori si evince che le donne si sono autoaccusate di tutto: principalmente di aver ucciso bambini, ragazzi, buoi, porci, e di averlo fatto "toccando" la vittima, ma vi sono anche altri crimini di cui si riconoscono colpevoli, essenzialmente crimini a sfondo sessuale, come essersi accoppiate a diavoli, a demoni e di avere partecipato ai sabba. In genere le donne dichiarano di essersi lasciate convincere dalla promessa di un uomo che da quel momento in avanti le avrebbe fatte "stare bene".
La prima chiamata a confessare era stata Margherita Fornasari, accusata con la figlia Caterina di essere strega ed eretica da un certo Giacomo da Seregno, da poco messo al rogo in quel di Monza per eresia e stregoneria. Da questo episodio era partita l'inchiesta che aveva portato l'inquisizione ad interessarsi di Venegono, una frazione piccola e marginale.

Margherita confessa subito tutto quanto le viene addebitato, con l'unica accortezza di non coinvolgere nessun'altra donna, né alcun altro uomo, ma il verbale del suo interrogatorio si chiude con la minaccia dell'Inquisitore, che le dà tempo ventiquattrore per pensare e confessare tutto, altrimenti minaccia di torturarla. Dai verbali degli altri interrogatori risulta che Margherita, da un certo punto in avanti, è morta. Come e perché non lo sappiamo, anche se è facile ipotizzare che sia morta sotto tortura. Dagli interrogatori veniamo anche a sapere che le "streghe" si servivano di un certo unguento, sempre lo stesso, che serviva sia per uccidere che per volare, e l'autrice dello studio si domanda come questo potesse accadere: "o le donne erano a conoscenza di antidoti che neutralizzavano il veleno contenuto nell'unguento e lasciavano agire solo la droga, oppure, come è più facile credersi, esse non uccidevano nessuno se non con la fantasia deformata dalle droghe che assorbivano attraverso le secrezioni vaginali.

Non sfugge all'attenzione dell'autrice come sia i sabba che gli incontri carnali con il diavolo fossero delle proiezioni evidenti di desideri che la realtà quotidiana della vita di queste contadine negava e reprimeva. E' questa un'osservazione che è già stata avanzata per altri processi alle streghe, ricorre ad esempio anche nel caso di Gostanza da Libbiano. Durante l'interrogatorio di Caterina Fornasari ad esempio traspare un bisogno di tenerezza e di dolcezza che è a suo modo toccante: richiesta dall'inquisitore se provasse piacere durante il coito con il demonio, e se tale piacere fosse simile a quello provato con suo marito, aveva risposto: "No, nell'atto vero e proprio provavo meno piacere di quanto ne provassi con mio marito, perché il membro di Martino non era né duro né rigido, come è quello di un vero corpo, e quando era nella vulva risultava freddo, mentre nei preliminari, negli abbracci, nei baci, nelle tenerezze e carezze d'ogni tipo, Martino mi procurava maggior piacere, perché lui mi dava l'illusione di prediligermi sinceramente e profondamente". Martino è il nome del diavolo seduttore che compare in tutto il processo, anche se a volte invece dichiara di chiamarsi Angelino.

Il sabba, che si svolgeva di norma una volta alla settimana, di solito il giovedì, era qualcosa che oggi - scrive l'autrice - sembrerebbe una scampagnata notturna, con finale in crescendo: "dopo aver mangiato, come esse ci raccontano, pane, carne di pollo e di maiale, e uova - che cocevano dentro caldaie durante la notte in mezzo alle radure - e aver bevuto del vino, il tutto portato da casa, esse ballavano e saltavano con i loro amanti, non trascurando di copulare". Però nei processi non troviamo traccia degli uomini che prendevano parte al sabba, nota la studiosa. Del resto, anche gli inquisitori erano convinti che fossero demoni, e pertanto sarebbe stato impossibile condannarli e sottoporli a un processo. "Non risulta che a qualcuno fosse mai venuto in mente che non di demoni si trattasse, bensì di uomini in carne ed ossa i quali altro non facevano se non spassarsela beatamente con delle donne pienamente convinte che fossero dei demoni" scrive la Marcaccioli Castiglioni, e si chiede "se mai uomo abbia avuto una copertura migliore di questa per sfuggire alle proprie responsabilità".
Perché le donne confessavano crimini che non avevano commesso? Certo per paura della tortura, e perché l'Inquisitore era prodigo di promesse di perdono e misericordia, qualora l'accusata avesse mostrato pentimento, confessando i suoi crimini. Nel Malleus Maleficarum vi sono istruzioni precise, anche se crude e ciniche, riguardo a queste promesse di perdono. I due autori, Heinrich Institor e Jakob Sprenger, a loro volta famosi inquisitori del secolo XV, si premurano di avvertire gli altri inquisitori che si può promettere perdono e clemenza, per carpire una confessione. Basta che, una volta ottenuta, l'inquisitore vincolato da questa promessa abbandoni il processo e al suo posto subentri un altro inquisitore, che non ne è vincolato. Così accade anche in questo processo, dove ad un certo punto a frate Battista da Pavia subentra l'inquisitore Michele d'Aragona.

E' degna di nota in questo contesto una donna, Elisabetta Oleari, che si proclama innocente dall'inizio alla fine, resistendo alle torture più tremende, le vengono perfino praticati esorcismi, lei sopporta fino allo svenimento ogni genere di tortura, ma non confessa. Forse sperava di riuscire a cavarsela in questo modo, ma anche questo fu inutile, perché in ogni caso la colpevolezza di Elisabetta era già ampiamente provata, secondo gli inquisitori, dalle testimonianze delle altre donne. Andrà rilevata per finire la ricchezza e la varietà del percorso iconografico che arricchisce questo saggio, che include disegni di Albrecht Dürer e di Leonardo, di Goya e di pittori contemporanei, oltre alle fotografie dei luoghi citati nel corso del processo.
Vorrei concludere con una proposta provocatoria: alcuni passi degli atti del processo (in latino con testo a fronte) si prestano bene, secondo me, ad essere usati come versioni ad uso scolastico. Se si riuscisse a portare nelle aule un po' della complessità e della problematicità che emerge da questo genere di documentazione, forse anche la didattica del latino potrebbe ritrovare un nuovo senso.
La 'caccia alle streghe' ha infuocato due continenti durante i secoli dell'età moderna.
La storia della 'caccia alle streghe' ha una periodizzazione finora rimasta indiscutibile.
Il primo periodo vede i confessori avvertiti dai vescovi mettere attenzione ai racconti di donne che parlavano di strani viaggi e di incontri con una donna superiore, la 'signora del gioco', dai molti nomi
Il secondo periodo inaugurato nel XVI secolo, con il Malleus Maleficarum vede invece la comparsa del diavolo nelle confessioni delle streghe. E su questo aspetto e sul rapporto sessuale con i demoni insistono gli interrogatori dei processi. Di qualsiasi genere siano le accuse queste sono provate nelle testimonianze e nelle stesse confessioni estorte con la tortura. Donne anziane e giovani sono accusate di essere un pericolo contronatura e una minaccia infanticida.
Brillanti uomini - come Montaigne - e donne influenti - come Cristina di Svezia - intervennero con scritti e parole per dire contro la persecuzione delle donne, contro la giustizia religiosa, poi civile, contro le credenze assolute che portava con sè. Nonostante questo la 'caccia alle streghe' in tre secoli raccolse migliaia di condanne al rogo a donne processate, considerate ree confesse sotto torture che i codici avvallavano e richiedevano.
E' trattato in uno studio di Ginevra Conti Odorisio il pensiero di Jean Bodin autore, nel XVI secolo, della Demonomanie. Testo scritto con il fine di correggere la debolezza dei giudici se latitava la fermezza a condannare un fenomeno ritenuto pericoloso alla saldezza dello stato.
La 'ragione maschile' volle reprimere un fenomeno chè rasentava i terreni del potere femminile: la ginocrazia temuta fino dai tempi di Aristotele. E' riconoscibile attraverso Bodin un'epoca ostile verso un eventuale potere, sia della donna- regina che della donna-strega.
Vale quanto afferma Milagros Rivera Garretas:
<>.
La ricerca storica sulla 'caccia alle streghe' ha avuto un notevole incremento da parte delle storiche soprattutto dagli anni '70. Antesignana della ricerca femminile contemporanea è Margaret Murray. Studiosa notevole nonostante che la sua tesi sulla persistenza fra le 'streghe' e 'stregoni' del culto del dio cornuto, un culto contadino, erroneamente identificato con il diavolo, sia stata criticata come inattendibile. (cfr. in N. Cohn, I demoni dentro. Unicopli, 1994).
Invece è la ricerca della storiografia femminista a mettere in chiaro il nesso fra l'amplificarsi della mentalità scientifica, la caccia alle streghe e l'espropriazione delle donne dell'esercizio delle cure mediche. Mi riferisco al testo che ebbe grande diffusione negli anni del femminismo degli anni '70 di Barbara Ehrenreich.. E' Luisa Muraro ( Le amiche di Dio, pag. 108) a dare notizia che << nel recente, decimo, congresso di Logica, metodologia e filosofia della scienza (Firenze, 19-24 agosto, 1995), Bigelow e K.Green dell'Università di Melbourne, hanno detto <>. Fra le femministe l'autrice ricorda Evelyn Fox Keller, (Il genere e la scienza, Garzanti, 1987).
Luisa Muraro è autrice di uno dei primi studi italiani degli anni '70 sulla caccia alle streghe, La signora del gioco. Un testo singolare che oltre a contenere gli atti dei processi sollecita interrogativi inquietanti grazie alla scrittura e alla profondità dell'analisi. E' da questa lettura che la coppia vittima-oppressore prende parola attraverso queste donne condannate; riportandoci a contatto con l'elaborazione del potere maschile rimette in discussione i significati stabili della disparità sociale con quelli mai del tutto svelati della compartecipazione delle vittime alle richieste dei propri oppressori.
Ho raccolto i testi e i documenti disponibili sulla 'caccia alle streghe' in una bibliografia che non ha pretesa di completezza. Una bibliografia estensibile alla ricerca della sitografia

Esiste anche la tendenza 'revisionista' nella storiografia. La 'caccia alle streghe' è diluita in un'assenza di dati numerici e pur riconoscendo l'insormontabile realtà del fenomeno, l'attenzione di chi scrive di storia si concentra sugli aspetti etnografici, inserendo la presenza femminile in una casuale compresenza di fatti. Questa tendenza l'ha segnalata Elena Urgnani e l'ho ritrovata in Streghe Diavoli Sibille.
Le nozioni di base sulla 'caccia alle streghe' si trovano visitando gli ipertesti fatti dalle allieve e dagli allievi di alcune scuole medie e superiori linkati a Esperienze dalla scuola per la scuola. Sono interessanti e mi auguro che nel frattempo non siano rimossi dalla rete.
L'ipertesto Donne all'origine della storia moderna offre invece l'esame di alcuni libri dal quale abbiamo ricavato notizie e interpretazioni, speriamo utili per approfondire una parte della storia delle donne.
Nella sitografia ho raccolto i links.
I siti locali permettono di individuare i luoghi dove è avvenuta la caccia alle streghe in Italia ususfruire delle scarne notizie che offrono e individuare una storia in rete della 'caccia alle streghe' in Italia fra XV e XVII secolo.
Nei primi secoli dell'età moderna molti bambini morivano per "soffocamento da schiacciamento" e così spesso che si pensò a morti volute. Infatti i predicatori minacciavano dal pulpito i seguaci e esaminavano le coscienze dei mariti in confessionale.
L'infanticidio si ritrova in sentenze verso le donne e nelle punizioni nel Medioevo per le donne che avevano avuto figli illegalmente o accusate di fornicazione. In alcuni casi però le sentenze per infanticidio sono molto miti. L'aborto era stato condannato da Cherubino da Siena.
Erano comunque le donne responsabili della maggior parte degli infanticidi < L'uccisione dei bambini era, dopo la stregoneria, la causa principale di sentenze capitali per le donne del Rinascimento... la vittima più probabile della follia contro le streghe era la donna anziana (mentre era la madre nubile la sospetta più probabile di infanticidio).
<< Le donne accusate di uno di questi due reati erano considerate responsabili di fronte alla legge. Altrimenti, nei codici penali di quasi tutte le nazioni, <>: altri crimini da loro commessi sarebbero ricaduti ancora per molti secoli sotto la responsabilità legale di padri e mariti. Il fatto che le donne fossero perseguibili in simili casi, perciò, segna perversamente l'emergere del soggetto femminile come criminale e come individuo legalmente responsabile>> (pag.13)
Più spesso le madri nella miseria abbandonavano i figli agli angoli delle strade, sul sagrato o sulla soglia delle case dei ricchi, a volte morivano questi bambini ma più spesso venivano "trovati" per diventare schiavi, servitori o prostitute, o figli adottivi.
Questa situazione spiega la piccola dimensione della famiglia povera e l'ampiezza della famiglia ricca, così come la vasta popolazione servile formata in gran parte da giovanissimi.
C'erano gli orfanatrofi come il celebre Ospedale degli Innocenti di Firenze aperto nel 1445 a raccogliere la prole abbandonata che, collocata nelle famiglie a servizio, sarebbe stata allevata e, le donne, a volte in cambio del nutrimento.
Molti bambini e più spesso le bambine morivano durante l'allattamento. Solamente chi nasceva in una famiglia molto altolocata aveva la balia in casa. Questo servizio era infatti molto costoso. Fra tutti i salari della servitù i più alti erano quelli delle balie con una disparità notevole di denaro. Quindi la maggior parte delle ricche famiglie cittadine mandava la prole in campagna a vivere. Questi piccoli esseri crescevano in un periodo di tre e anche più anni, curati nella famiglia della balia: prima allattati, poi svezzati e nutriti. Molte di queste creature non sopravvivevano
da Ginevra Conti Odorisio, Famiglia e Stato nella <> di Jean Bodin, Giappichelli, Torino, 1999

Patriarcalismo e ginocrazia in Jean Bodin.

<< In ogni caso, a mio parere è importante tenere presente che il dibattito sui rapporti tra i generi e quindi anche sul ruolo e la funzione della donna, lungi dall'essere una querelle come generalmente viene considerata, oziosa, letteraria, costituisce invece uno degli elementi fondamentali del dibattito ideologico che accompagna ogni fenomeno di trasformazione sociale ed è indispensabile per comprendere il modello culturale su cui la società si fonda e i valori in cui si identifica>> (pag.128)
E' ciò che afferma Ginevra Conti Odorisio a conclusione del suo studio.

L'opera di Jean Bodin non è stata contemplata in altri scritti dedicati alla querelle. Invece le convinzioni di questo autore analizzate da G. Conti Odorisio acquistano un senso non trascurabile a spiegazione del patriarcato. Neppure si può trascurare l'importanza e la diffusione che ebbe l'opera di questo autore. Annoverato di solito fra i filosofi e gli studiosi del giusnaturalismo, oltre che fra i fondatori del pensiero politico moderno le sue opere, considerate così diverse, rilette da una donna sporgono su un universo di pensiero determinante per capire il patriarcato
Les six livres de la République (1) e la Démonomanie (2) sono le opere principali di Jean Bodin. La prima edita nel 1576, l'altra nel 1580.
Alcuni studiosi avevano individuato una enorme diversità fra le due opere. La prima interpretata come l'opera del teorico dell'assolutismo e delle leggi di natura, inventore del principio di separazione fra Stato e governo, la seconda come esito addirittura di sclerosi della mente del grande e coltissimo magistrato, teorico del diritto.
Infatti in Démonomanie Bodin si scaglia contro la stregoneria, individuata come un ostacolo messo dal diavolo contro lo Stato e verso il quale occorre la più ferma e violenta opposizione.
In Bodin le donne regine o streghe usurpano il potere maschile l'unico concesso dal Creatore al genere umano.
L'opera è scritta dopo l'esperienza di Bodin in veste di magistrato nella giuria che condannò al rogo Jeanne Harvilliers.
Ginevra Conti Odorisio nel quarto capitolo spiega dunque la continuità fra le due opere. L'equivoco nasce perché Bodin - in epoca di lotte di religione - esprime nella Rèpublique un punto di vista tollerante verso le diverse fedi religiose. Di fronte alla tolleranza espressa nella République, la studiosa si interroga e conclude che Bodin è convinto sia <> (pag.149)
Come scrive L.Parinetto in Streghe e Capitale (3) anche Conti Odorisio dice che << Bodin vuole reprimere una volontà di potenza usurpata al maschio, cui egli la riserva, <> però l'autrice si rifiuta di affermare che <>.


L'aspetto centrale del pensiero di Bodin è - secondo l'autrice - la concezione patriarcalista della società <> (pag.23)
Alla base di questo stato è la famiglia, in quanto espressione del potere dato da Dio al padre, preordinato, senza alcuna legittimazione, insieme al potere che esercita sulla donna; anzi Bodin lo dice chiaro: la famiglia non sostituisce né costituisce uno stato, ci vogliono, almeno per formarne uno, tre padri di famiglia.
<> (pag.25)
Bodin tenta di separare da un punto di vista giuridico: pubblico e privato. E come ci riesce?
Azzerando il potere pubblico dei padri di famiglia, tutti uguali davanti al potere assoluto del principe. Contemporaneamente rafforza il potere privato dei padri sudditi in famiglia.
Ma questa separazione dice l'autrice è un concetto fittizio - gli uomini partecipano di entrambe le sfere con vantaggi e privilegi. L'unica cosa che significa è l'esclusione della donna dalla sfera pubblica e <> delle facoltà più significative ed umane
Cita l'autrice le opere di quegli anni che volevano codificare la soggezione della donna al marito utilizzando il diritto romano, droit coutumier, diritto canonico.
Esisteva anche una corrente di pensatori di ispirazione razionalista e umanistica <> (pag.43).
Cornelio Agrippa è uno dei più grandi nemici di Bodin, accusato nella Démonomanie di essere uno stregone. Giovanni D'Andrea ci viene confermato anche da Christine de Pizan essere stato un convinto assertore della necessità d'istruzione delle donne. Riprodotto da un'altra fonte è un episodio raccontato dall'autrice della Citè des Dames: il giurista bolognese aveva fatto studiare la figlia Novella e la mandava in cattedra ma nascosta da una tenda perché la sua bellezza non turbasse il pubblico.
Invece <> (pag.45).
All'origine di questa tesi c'è il libro della Genesi citato in Bodin e ripreso in Filmer emule del francese nel sostenere il primato del potere maschile, un potere del marito sulla moglie che in Bodin <> (pag.46). Bodin si autoidentifica nella figura del profeta e sostiene che il potere paterno <<è l'unico che proviene direttamente dalla natura, e che pertanto il padre "è la vera immagine del gran Dio sovrano, padre universale di tutte le cose" >> (pag.57). A questo potere - dice Bodin - doveva spettare il ripudio e il potere di vita e di morte sulla famiglia. La ragione di questa proposta è il ristabilimento dell'ordine sociale. La legge di Dio è pronta a giustificare altre norme: l'eredità alle figlie femmine negatagli a esclusivo uso dei maschi.
Nel terzo capitolo G. Conti Odorisio analizza la parte dell'opera di Bodin relativa a Natura del potere e ginocrazia.
Molte erano le donne fra il XVI e il XVII secolo salite al potere. In Francia si erano alternate le reggenti: Luisa di Savoia, Caterina de' Medici (1559, 1584)in ottemperanza alla legge salica. In seguito sono reggenti Maria de' Medici fino al 1617, Anna d'Austria (1643-61) C'erano state regine come Jeanne d'Albret, regina di Navarra, figlia di Margherita di Navarra, regine d'Inghilterra, Mary Tudor, Jane Grey, Elisabetta I Tudor, Mary Stuart. Per citare solo alcune delle donne che direttamente o per altre vie avevano avuto posizioni di potere, in quegli anni.
Queste donne avevano sostenuto - grazie alla loro collocazione sociale - il protestantesimo, influenzando il marito, figli e figlie e l'ambiente sociale che le attorniava.
<> <> (pag.79). Manifestavano altre posizioni uomini come Thomas More che erudiva le figlie dando la stessa formazione umanistica che dava ai figli.
Bodin invece sosteneva che la ginocrazia è contraria alle leggi di natura. Esse hanno assegnato agli uomini la forza, la prudenza e le armi, mentre diceva <>(pag.81) La parola stessa ginocrazia indica in Bodin <> perché <> (pag.82)
Coltissimo autore, Bodin, cita una vasta casistica storica a sostegno delle sue tesi sugli <> (pag.85)
< In Christine de Pizan, invece, la figura di Semiramide viene portata ad esempio della forza e della capacità guerriera di una donna>> (pag.84)
Con un'espressione proverbiale dopo l'uso di Bodin, l'autore cita i regni tombè en quenuille, caduti in mano alle donne: il regno di Polonia, i regni di Svezia, di Norvegia e di Danimarca, i regni di Castiglia, di Aragona, d'Inghilterra e di Scozia. <> (pag.86). In alcuni casi considerata esempio di tolleranza come la reggenza, durante al minorità di Carlo VIII e Luisa di Savoia, di Anne de Beaujeu (1441-1522), figlia di Luigi XI .
Bodin identifica la causa dell'ingerenza delle donne nella sfera pubblica, nella indebita estensione del diritto di successione ai feudi. La République <>(pag.127).
Altri pensatori invece auspicavano un potere femminile. Guillaume Postel - indicato in seguito in Bodin come uno stregone alla pari con Agrippa - vedeva il potere superiore maschile fonte di autorità e l'inferiore femminile fonte di ragione. Oppure Brantome usava un'originale comparazione fra il potere femminile e il maschile per dedurre, in alcuni casi la superiorità delle donne in prudenza e abilità che sarebbero state più degne di comandare dei molti re fannulloni e tiranni loro padri o fratelli.
Tutta la violenza repressiva di Bodin si riversa nella Démonomanie sulla eliminazione fisica della stregoneria.
L'imbecillitè e la fragilitè del sesso femminile, nelle analisi di un razionalista come Wier, non era unicamente ragione di incapacità ma anche di non responsabilità, per questa bisognava punire le donne in modo meno rigoroso che gli uomini; in Bodin è la forza turpe delle donne, la lascivia, l'hystera che vagava pericolosamente - come credeva Galeno - a spingerle verso il male.
La concezione della natura di Bodin è che <> . La polemica con Jean Wier , per il quale era impossibile che accadessero in natura <> (pag.139), è esposta a questa divergenza.
A sostegno delle sue convinzioni Bodin ha una vasta raccolta di testimonianze.
Si tratta di resoconti e documentazione giudiziaria utilizzata dall'autore il quale << scrive per combattere la pusillanimità di certi giudici>> (pag.142)

<> (pag.126)

Note


1) Jean Bodin, Les six livres de la République, J. de Puys, Paris, 1583
trad. it. I sei libri dello Stato, a cura di Margherita Isnardi Parente, Utet, Torino, 1964, 1988, volumi 3.
2) Jean Bodin, Démonomanie des sorciers [1580], Du Puys, Paris, 1582
trad.it. Démonomania degli stregoni, trad. di Hercole Cato, Aldo, Venezia, 1587.
3) Luciano Parinetto, Streghe e politica, dal Rinascimento italiano a Montaigne, da Bodin a Naudè, Istituto Propaganda Libraria, Milano, 1983
Maria Milagros Rivera Garretas, Nominare il mondo al femminile scrive nel primo capitolo Il pensiero delle donne, una lettura storica:
<>, come scriveva la veneziana Moderata Fonte (1555-1592) alla fine del secolo XVI. In queste tertulias - che potevano essere reali o immaginarie - un gruppo di donne (o di donne e uomini) dava nome e collocava nel proprio mondo le nuove forme di relazione, con se stesse, tra donne e tra i sessi che stavano sorgendo in Europa durante la crisi del modo di produzione feudale. In queste tertulias, inoltre, si creavano reti e spazi di società femminile basati sulla pratica di un discorso centrato sull'autostima, sul divertimento e sul discredito delle supposte virtù degli uomini>>