ITINERARIO SERALE DALLA PIAZZETTA DI PONTE SANT’ANGELO A CAMPO DE’ FIORI
“una mano fantasma, quattro fiumi, la lingua di Pasquino… Giordano Bruno, Giulio Cesare … e un papa morto nello sgabuzzino”...
Siete mai sati sul ponte Sant’Angelo, dove
sono le statue degli apostoli Pietro e Paolo. Sulle due statue esiste un
aneddoto curioso: una mattina del 1581 la statua di Pietro fu vista
vestita di un cappottone da viaggio, e gli erano stati applicati anche
degli stivali. Sotto quella di Paolo, una scritta diceva: "Pietro, che
parti?" Il cartello appeso al collo di Pietro così rispondeva: “fuggo da
Roma, collega mio, perché temo che papa Sisto, che va rispolverando
vecchi processi lasciati in sospeso, non voglia far vendetta
dell’orecchio che 1580 anni fa troncai allo sbirro nell’orto dei
Getsemani”.
Era successo infatti che in quei giorni il
severissimo papa Sisto V aveva fatto decapitare tale Attilio Blaschi,
reo di avere ucciso, 36 anni prima, un cugino, la moglie di questi e ben
due dei loro figli; il malcapitato aveva vissuto la sua latitanza nel
granducato di Toscana, fino al giorno in cui il papa era riuscito a
ottenere la sua estradizione!
IL CONTE TACCHIA, OVVERO LA ROMANITA’ PIU’ VERACE
Dopo
aver percorso via dei Banchi nuovi, dal nome dei banchieri fiorentini
che vi si trasferirono nel 1606, per poter lavorare accanto alla zecca
trasferita da Paolo V al vicino banco di Santo Spirito, sbuchiamo in
Piazza dell’Orologio, il cui nome deriva dall’orologio posto sulla torre
del convento dei Filippini che vi si affaccia, costruita da Francesco
Borromini. Sulla piazza affaccia anche palazzo Bennicelli, in cui nacque
nel 1860 Adriano Bennicelli, meglio conosciuto come il Conte Tacchia
perché la sua famiglia commerciava in legname e la tacchia a Roma è il
nome con cui viene chiamato un pezzetto di legno.
Sul conte Tacchia esiste una lunga poesia che inizia così:
Adriano Bennicelli Conte Tacchia
Era pe li romani ‘na gran pacchia
Perché li divertiva co’ prodezze
Che ‘gni tanto infiorava de sconcezze…
UNA PUNGENTE LINGUA DI PIETRA
Sono
diverse le ipotesi che circolano attorno all’origine del nome della
statua di Pasquino, che troneggia a lato della piazza che porta il suo
nome, dove faremo la prossima tappa. Una tra le versioni più comuni
parla di un sarto, Pasquino appunto, che aveva qui la sua bottega,
ritrovo di oziosi e maldicenti, che si davano appuntamento per
spettegolare. Morto il sarto, fu con l’abbattimento della sua bottega
che saltò fuori la statua…
SISTO V, CHE BRUTTO CARATTERE…
Fra
gli straordinari tesori di piazza Navona diventa quasi impossibile
notare quella piccola testa di marmo incastonata tra due finestre al
secondo piano di un palazzetto al n. 34. Secondo la leggenda avrebbe a
che fare con la severità con la quale papa Sisto amministrò il suo
pontificato, che durò soltanto 5 anni ma lasciò un segno profondissimo
nella storia di Roma e della Chiesa… vieni con noi per scoprirlo!
UN PAPA NELLO SGABUZZINO DEGLI ATTREZZI, UNA MANO FANTASMA, UNO SPIRITO AUDACE PIU’ FORTE DEL ROGO E MOLTO ALTRO ANCORA…
“Il
papa non è ancora sotterrato, perché non si trova chi voglia fare la
spesa. Don Camillo dice di non havere havuto niente da Sua Beatitudine e
toccare di farlo alla signora Donna Olimpia; et essa dice che ella non è
l’herede.
E così Sua Beatitudine se ne sta là in un cantuccio,
in una cassaccia dentro uno sgabuzzino della Reverenda Fabbrica di San
Pietro, in mezzo a funi, ferri, legnami, scarafaggi e topi”. Così
scriveva l’ambasciatore di Firenze nelle ore immediatamente successive
alla morte di papa Innocenzo X Pamphili.
Poche righe sono però
sufficienti a inquadrare la vicenda: il Don Camillo era Camillo
Pamphili, figlio di Olimpia Maidalchini, che a sua volta si rifiutava di
affrontare la spesa della sepoltura nonostante avesse sfruttato il
defunto papa fino all’osso, portandolo a dilapidare gran parte del
tesoro della Camera Apostolica: si parla di una voragine di 8 milioni e
seicentomila scudi d’oro…
mercoledì 24 aprile 2013
ITINERARIO SERALE DALLA PIAZZETTA DI PONTE SANT’ANGELO A CAMPO DE’ FIORI
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