CREDERE NELLA MAGIA


"Chi non crede nella Magia é destinato a non incontrarla mai." Roald Dahl

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mercoledì 24 aprile 2013

ITINERARIO SERALE DALLA PIAZZETTA DI PONTE SANT’ANGELO A CAMPO DE’ FIORI

ITINERARIO SERALE DALLA PIAZZETTA DI PONTE SANT’ANGELO A CAMPO DE’ FIORI

“una mano fantasma, quattro fiumi, la lingua di Pasquino… Giordano Bruno, Giulio Cesare … e un papa morto nello sgabuzzino”...

Siete mai sati sul ponte Sant’Angelo, dove sono le statue degli apostoli Pietro e Paolo. Sulle due statue esiste un aneddoto curioso: una mattina del 1581 la statua di Pietro fu vista vestita di un cappottone da viaggio, e gli erano stati applicati anche degli stivali. Sotto quella di Paolo, una scritta diceva: "Pietro, che parti?" Il cartello appeso al collo di Pietro così rispondeva: “fuggo da Roma, collega mio, perché temo che papa Sisto, che va rispolverando vecchi processi lasciati in sospeso, non voglia far vendetta dell’orecchio che 1580 anni fa troncai allo sbirro nell’orto dei Getsemani”.

Era successo infatti che in quei giorni il severissimo papa Sisto V aveva fatto decapitare tale Attilio Blaschi, reo di avere ucciso, 36 anni prima, un cugino, la moglie di questi e ben due dei loro figli; il malcapitato aveva vissuto la sua latitanza nel granducato di Toscana, fino al giorno in cui il papa era riuscito a ottenere la sua estradizione!

IL CONTE TACCHIA, OVVERO LA ROMANITA’ PIU’ VERACE
Dopo aver percorso via dei Banchi nuovi, dal nome dei banchieri fiorentini che vi si trasferirono nel 1606, per poter lavorare accanto alla zecca trasferita da Paolo V al vicino banco di Santo Spirito, sbuchiamo in Piazza dell’Orologio, il cui nome deriva dall’orologio posto sulla torre del convento dei Filippini che vi si affaccia, costruita da Francesco Borromini. Sulla piazza affaccia anche palazzo Bennicelli, in cui nacque nel 1860 Adriano Bennicelli, meglio conosciuto come il Conte Tacchia perché la sua famiglia commerciava in legname e la tacchia a Roma è il nome con cui viene chiamato un pezzetto di legno.

Sul conte Tacchia esiste una lunga poesia che inizia così:

Adriano Bennicelli Conte Tacchia
Era pe li romani ‘na gran pacchia
Perché li divertiva co’ prodezze
Che ‘gni tanto infiorava de sconcezze…

UNA PUNGENTE LINGUA DI PIETRA
Sono diverse le ipotesi che circolano attorno all’origine del nome della statua di Pasquino, che troneggia a lato della piazza che porta il suo nome, dove faremo la prossima tappa. Una tra le versioni più comuni parla di un sarto, Pasquino appunto, che aveva qui la sua bottega, ritrovo di oziosi e maldicenti, che si davano appuntamento per spettegolare. Morto il sarto, fu con l’abbattimento della sua bottega che saltò fuori la statua…

SISTO V, CHE BRUTTO CARATTERE…
Fra gli straordinari tesori di piazza Navona diventa quasi impossibile notare quella piccola testa di marmo incastonata tra due finestre al secondo piano di un palazzetto al n. 34. Secondo la leggenda avrebbe a che fare con la severità con la quale papa Sisto amministrò il suo pontificato, che durò soltanto 5 anni ma lasciò un segno profondissimo nella storia di Roma e della Chiesa… vieni con noi per scoprirlo!

UN PAPA NELLO SGABUZZINO DEGLI ATTREZZI, UNA MANO FANTASMA, UNO SPIRITO AUDACE PIU’ FORTE DEL ROGO E MOLTO ALTRO ANCORA…
“Il papa non è ancora sotterrato, perché non si trova chi voglia fare la spesa. Don Camillo dice di non havere havuto niente da Sua Beatitudine e toccare di farlo alla signora Donna Olimpia; et essa dice che ella non è l’herede.

E così Sua Beatitudine se ne sta là in un cantuccio, in una cassaccia dentro uno sgabuzzino della Reverenda Fabbrica di San Pietro, in mezzo a funi, ferri, legnami, scarafaggi e topi”. Così scriveva l’ambasciatore di Firenze nelle ore immediatamente successive alla morte di papa Innocenzo X Pamphili.

Poche righe sono però sufficienti a inquadrare la vicenda: il Don Camillo era Camillo Pamphili, figlio di Olimpia Maidalchini, che a sua volta si rifiutava di affrontare la spesa della sepoltura nonostante avesse sfruttato il defunto papa fino all’osso, portandolo a dilapidare gran parte del tesoro della Camera Apostolica: si parla di una voragine di 8 milioni e seicentomila scudi d’oro…

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